Sinossi *: Un ragazzo è il solo abitante di una terra semi-desertica. Trascorre le giornate a riposare nella sua grotta o tagliando legna da ardere, in attesa di un uomo che gli porta l’acqua e il cibo essenziali alla sua sopravvivenza. Il tempo per questo eremita è la luce che cambia tra le fronde spettrali, è il vento che spazza la polvere sul terreno brullo, è la fame che spossa e annebbia i sensi. Qual è la natura del vincolo tra chi ha un bisogno e chi lo soddisfa? È possibile che quando l’aiuto alimenta una dipendenza si trasformi in esercizio di potere? E cosa comporta la rivolta contro tale potere? Si può mettere a repentaglio la propria sopravvivenza pur di affermare un desiderio di libertà? Filmato in 16mm tra le alture di Tabernas ad Almeria, con un bianco e nero dai forti contrasti, Sirio è quasi un western metafisico e introspettivo che si interroga sul nesso tra vulnerabilità e rivolta. È il ritratto di un giovane alla deriva, perso in un mondo che se presta ascolto ai bisogni rimane sordo ai desideri. Il corpo del protagonista alterna momenti di inerte abbandono a impeti di vigore e, analogamente, la macchina da presa e il montaggio passano da momenti di stasi contemplativa a moti nervosi e sincopati. Un film ambizioso che non teme di citare Dreyer e di attingere alla fotografia paesaggistica di Ed Cooper o Anton Corbijn.