Sinossi *:
È accaduto nel luglio 2022.
Ospite degli archeologi delle Università di Bari e di Foggia sono stato sull'isola di Sant'Eufemia, al largo di Vieste.
L'isola ha ospitato dei luoghi di culto per centinaia di anni: decine di uomini ci si sono fermati per via della presenza del santuario o di una sorgente d'acqua.
Al III secolo a.C. risalgono alcuni reperti rinvenuti nei pressi di un santuario in grotta, legato al culto di Venere Sosandra, che nel corso dei secoli è diventato una chiesa rupestre cristiana.
A metà dell'800, all'indomani dell'unità d'Italia, l'isola è diventata sede di un faro.
Purtroppo l'isola è servita anche da cava e molte delle testimonianze più remote sono scomparse.
Dell'antico santuario oggi resta un'unica grotta che però reca sulle pareti decine di iscrizioni che hanno permesso agli archeologi di ricostruirne parte della storia.
Tra le iscrizioni, è degna di menzione quella lasciata dal Doge Orseolo II che qui si fermò con le sue navi prima di liberare Bari dai Saraceni nel 1003.
Anche i moltissimi fanalisti che si sono succeduti hanno lasciato traccia del proprio passaggio, talvolta cancellando iscrizioni antiche centinaia di anni.
Al netto della storia, dei reperti, degli scavi, trovo affascinante l'idea che nel corso di 2500 anni, che fosse per la devozione a Venere, alla Madonna o per la presenza del faro, l'isola è stata un luogo sacro per la posizione, per l'opportunità di costituire un approdo prezioso, quasi come se la stessa isola fosse l'incarnazione di Venere o della Madonna, come se l'isola fosse Sosandra, la salvatrice degli uomini.



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