Sinossi *: Ci fu un tempo che si decise di ricorrere a forze ultraterrene. C'era bisogno di intercedere in alto, molto in alto, con mezzi suadenti, incisivi e determinanti. Ne andava della sopravvivenza della specie: una malattia incurabile e sconosciuta minacciava l’estinzione della razza umana.
A Barumini, c'era la reggia di Su Nuraxi, che si diceva, avrebbe accolto tutti i pellegrini che avessero avuto il coraggio, l’ardire e la determinazione di chiedere la grazia, con i dovuti modi di riverenza e di ragionamenti, alla divinità, La Nuraxina, regina di Su Nuraxi, ormai diventata un personaggio mitico.
La reggia era da sempre meta di pellegrinaggio per tutti coloro avessero avuto bisogno di aiuto ma questa volta la diffusione della malattia accomunava tutte le genti del mondo. Dal nord ghiacciato e inospitale all’equatore bollente e perturbato per poi andare da est dove il sole sorge prima e sino al lontano ovest, dappertutto, in un territorio dove il sole non tramonta mai, tutti vivevano lo stesso dramma. Si mossero in una moltitudine, poiché il richiamo si sparse nei territori limitrofi fino alle terre più lontane grazie all’intervento delle fate Tanittas che si erano prese a cuore la salvezza del mondo conosciuto: le fate sfrecciarono in volo raggiungendo i confini dell’Impero portando la speranza dove tutti l’avevano abbandonata.
Tutti portavano doni. Bronzetti per onorare i propri antenati, cesti carichi di ogni bendidio, tappeti, arazzi, campanacci ognuno con il suo suono unico e irripetibile, nidi intrecciati di tessuto come simbolo di casa: il bene più prezioso insieme ai libri. E ancora libri vecchi, libri storici e libri per bambini. E tutti, proprio tutti, credevano in Su Nuraxi e la sua Regina. Il pellegrinaggio sarebbe stato salvifico, era sicuro!