Sinossi *: Da New York ad Aliano, da Londra a Castelmezzano, storie di vita e voci di esperti narrano il senso del partire e il senso del restare, gli abbandoni e i ritorni nei piccoli paesi delI’Italia dei margini, dove emigrazione e spopolamento sono grandi emergenze da risolvere. Vado Verso Dove Vengo è un crocevia di testimonianze di un universo esploso in mille schegge, di ombre e di doppi da ricongiungere per trovare un nuovo destino ai luoghi che rischiano di scomparire, di non avere più nulla da raccontare e nessuno, peraltro, a raccontarli. Trame da cui bisogna ripartire per riabitare l'Italia e ricucire un nuovo legame tra piccoli paesi e grandi città, tra centro e periferia, tra comunità locali e flussi globali.
Note:
"Vado Verso Dove Vengo" è un documentario e una video-installazione ideati nell'ambito del progetto Storylines -the Lucanian ways, co-prodotto dall'associazione Youth Europe Service, Fondazione Matera -Basilicata 2019 e Lucana Film Commission e saranno presentati ufficialmente nell'ambito del programma culturale di Matera nel 2019.
Il progetto ha l’obiettivo di indagare e comporre da un punto di vista soprattutto antropologico, brani di storie personali di lucani emigrati all’estero (sia di vecchia che di nuova emigrazione), e metterli in relazione con le storie di chi resta in Basilicata, per far riconoscere le due comunità in una pratica di costruzione corale di nuovi significati dei propri luoghi di origine. Le storie che il progetto intende raccogliere vanno inserite nello scenario che vede la gran parte dei paesi della regione, un tempo fulcro vitale delle comunità locali, vivere una situazione di progressivo spopolamento e abbandono, al pari dei numerosi paesi delle aree interne d’Italia: un fenomeno che, ad oggi, investe 101 su 131 paesi della Basilicata e il 60% del territorio nazionale. L’obiettivo principale è, dunque, quello di interrogare e far riflettere, sull’impatto che l’emigrazione e lo spopolamento hanno generato e continuano a generare nei luoghi marginali d’Italia e contestualmente evidenziare la capacità di resilienza e di elaborazione di nuove soluzioni e progetti di ritorno. Un laboratorio sperimentale di narrazione partecipata per raccontare i paesaggi fragili, il fenomeno dell’abbandono e quello del ritorno, il senso delle partenze e quello delle “restanze”, il rapporto tra il troppo pieno e il troppo vuoto, tra ciò che non è più e ciò che non è ancora. Favorire la dialettica tra partiti e rimasti, può restituirci una nuova identità dei luoghi, e tracciare, così, nuove trame di vie e percorsi che porteranno il pubblico a cui ci rivolgiamo, specialmente quello composto da giovani studenti, a confrontarsi con un nuovo modello che intende capovolgere il paradigma progressista industrialista e urbano-centrico e ad interagire con le storie di vita e di piccole utopie, relative alle pratiche d’ innovazione e inclusione sociale, di attivismo civico e di rigenerazione urbana su base culturale, artistica e turistica, che esistono e resistono nei piccoli paesi. Storie di piccoli paesi che diventano luoghi di conoscenza aperta e plurale in grado di far migrare il significato di centro in periferia, perché è da qui che può partire una nuova idea di sviluppo.