Sinossi *:
Elisabetta Sgarbi prosegue il suo viaggio nell’avanguardia e, dopo Quiproquo, film focalizzato sull’Italia, esce dai confini nazionali per chiedere a cineasti, narratori, intellettuali che ne è di questo termine spesso abusato, travisato, eppure strisciante nella nostra cultura.
Hanif Kureshi, Salman Rushdie, Jane Campion, Vikram Seth, Tahar Ben Jelloun, Wole Soyinka, John Krakauer, Joyce Carol Oates sono alcuni dei nomi che partecipano a questa indagine e rispondono alle domande di Eugenio Lio. Alcuni di loro hanno sfiorato le avanguardie, altri se ne sono tenuti a debita distanza. Per altri ancora, personalità di altri continenti, la parola non ha lo stesso significato che in occidente. Per altri, infine, l’avanhguardia è un destino dell’uomo, è ancora di là da venire.
Con uno sguardo attento e discreto il film non arretra, lascia parlare, componendo un mosaico ricco e composito, sempre con una punta di ironia. E, oltre all’ironia, c’è un pezzo di Italia anche in questo film rigorosamente internazionale. E un'Italia molto poco avanguardista, ma senz’altro arte d’avanguardia, artigianale e finissima: le ceramiche di Federico Bonaldi.



ULTIME NOTIZIE