Sinossi *:
Con il termine Zapping si descrive non solo un comportamento ma un’epoca, quella che potrebbe essere definita da futuri ricercatori “l’era del telecomando”. Con il termine inglese, riferito perlopiù all’uccisione di un insetto tramite DDT, si aggiunge un senso di fascino all’azione del voler “uccidere” l’attenzione saltellando da un canale all’altro con voracità.

Tutto ebbe inizio con la nascita della televisione, soprattutto quando in Italia, grazie all’avvento di questa scatola magica, cresce ed al contempo muta completamente il modo di confrontarsi gli uni agli altri.

Ad esempio là dove vi è ancora un’aspra realtà analfabeta, per merito del programma “Non è mai troppo tardi” condotto dal maestro Alberto Manzi, un impensabile numero di adulti, conseguì la licenza elementare. Così come Vittorio De Seta congelò con il suo obbiettivo attento e sensibile, quelle giornate fatte di sole e sforzo per i pescatori siciliani e minatori sardi, realizzando una serie di preziose pellicole che diverranno la storia di un Italia contemporanea.

Nascono programmi di intrattenimento, sportivi, musicali etc. che generano nello spettatore medio la voglia di vederne ancora, di guardare di più, si formano così interi eserciti pronti ad affrontare una nuova disciplina motoria, ovvero “lo zapping”.

Già con la scoperta del cinematografo i Fratelli Lumiére, consacrano nella storia del cinema il primo documentario con “la veduta della villa Lumiére”. Altri generi dunque si susseguono a quello che inizialmente viene definito il film documentario.

Durante i ruggenti anni ’20 nasce un nuovo genere che confluisce finzione e documentario, la docu-fiction il cui padre Robert Flaherty filmò una famiglia eschimese riscrivendone, per finalità registiche, alcune scene. Altra forma di testimonianza oltre alle immagini sarà l’audio in presa diretta che ancor più costruirà il senso di –documento- grazie alla cattura di quei rumori che entreranno nel microfono fino a diventare parte integrante della scena.

Nella storia della televisione italiana, lo zapping diverrà il modo di fruizione di uno dei programmi più longevi della terza rete. “Blob” titolo preso in prestito dal noto film horror del 1958 di Chuck Russell è Il programma costruito con un accurato montaggio audio-video, dove con ironica sagacia, si fruisce il percorso imprevedibile del panorama politico italiano.

Inizialmente si parlava di epoche, e le epoche fondono mode, usi e costumi, oggi proiettati sempre maggiormente verso il futuro, e questa sembra poter essere definita “l’era è della contaminazione”. Altra tecnologia ha mutato nuovamente il modo di confrontarsi gli uni con gli altri, ovvero l’avvento di Internet ha fatto sì che l’attenzione migrasse dal piccolo schermo ad un monitor pc.

“Zapping tra web e cultura” è il docu-film che affronta il colloquio e la reperibilità dell’arte attraverso il web, cosa è cambiato, cosa sta cambiando. L’indagine inoltre verte sull’analisi dell’omologazione televisiva e sperimentazioni web, che muovono il pubblico e comunicano con esso in maniera sempre più veloce, sempre più vorace. Mondi ed ecosistemi messi a confronto tra ciò che era e ciò che sarà.

I protagonisti del mondo della cultura e dell’arte, descrivono il proprio ambiente socio-lavorativo conversando e confidandosi direttamente con l’obiettivo della macchina da presa, in questo modo la regia sottolinea lo stato di profondo rapporto tra l’Io e le nuove tecnologie, dove al posto dello specchio, l’obiettivo , lo schermo del pc, il telefonino etc. Le domande dell’intervista posta ai singoli protagonisti, sono sottratte dall’ascolto per mettere maggiormente in risalto il rapporto –umanoide- tra macchina e coscienza. Dei protagonisti: registi, fotografi, pittori, poeti, giornalisti, prevale un montaggio completamente fatto di jump-cut, un taglia e salta per l’appunto già vissuto e gustato in “Blob”. Tra questi tagli si intravedono attimi, scorci, angoli della città che ha ospitato le riprese, Roma.



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