Sinossi *: Mentre i tempi andavano intiepidendo i rapporti umani, Alberto Landi intrecciava molte relazioni in modo critico e passionale ma sempre con estremo entusiasmo. Attraversava San Donà lentamente, con la sua bicicletta, mentre tutto il resto andava veloce, con quella fretta tipica dei nostri giorni. Aveva deciso di parlare a coloro a cui nessuno aveva voglia di parlare. Aveva deciso di fare una radio libera, quando le radio avevano deciso di non essere libere. Essere se stessi in un momento in cui molti hanno deciso di essere altro da sé, questo era Alberto Landi.
A San Donà di Piave, in via Cesare Battisti trasmette da molto tempo una piccola radio.
Nata “anni or sono in uno sgabuzzino”, come si legge in un editoriale, “da un gruppo di amici che avevano voglia di comunicare”, oggi Radio San Donà è diventata fertile luogo di incontri, di scambi di opinioni e di idee. Un vivace angolo dove poter comunicare ed essere ascoltati.
Uno dei fondatori di questa realtà è Alberto Landi. In paese molti lo conoscono e sanno chi è. Alberto era una figura nota, un po’ schiva ma disponibile, sapeva ascoltare tutti con un sorriso.
“Alberto”, si legge in un articolo di giornale, “ha dipinto di colori vivaci le giornate grigie nella sua città”. Molti lo ricordano e molti non vogliono dimenticarlo.
Raccontare Alberto significa essere accompagnati dentro l’animo della gente e partecipare allo sforzo che molti fanno per seminare e costruire rapporti umani migliori, poiché la voce di Alberto era parte integrante di un tram tram quotidiano, era la voce di un uomo che credeva nella libertà, ma in quella libertà pura, difficile, priva di compromessi, poiché egli era un uomo che credeva nell’importanza di considerare anche la più piccola opinione – magari banale, puerile, primitiva – un tassello fondamentale per creare indipendenza e autonomia nella testa di coloro che lo ascoltavano alla radio. Per lui, i pro e i contro erano la faccia della stessa medaglia, erano il tema costante del suo lavoro.
Il Documentario vuole far parlare ancora Alberto, farlo conoscere a chi non l’ha conosciuto, farlo riascoltare a chi lo ha stimato e amato. Per questi motivi – e tutti quelli che ogni persona custodisce nella propria intimità – credo sia importante fare un documentario su di lui, su Alberto … poiché raccontarlo significa raccontare un po’ anche i suoi amici, la sua città, la sua regione, significa mettersi ad ascoltare il vento che trasporta parole, sentimenti, chiacchiere e ri-chiacchiere, che spinge lo “spirito di Alberto” in qualsiasi breccia mentale disponibile ad accoglierlo, come fosse un sospiro di sollievo e una vera e propria brezza rigenerante … tutto questo, mentre lo “sgabuzzino” continua ad essere il sogno, il luogo che lui ha sempre voluto fosse: libero finché “le nostre forze riusciranno a sostenere e a portare avanti la nostra idea di radio!”