Sinossi *: L’anno prossimo a Gerusalemme è l’espressione che da sempre accompagna la diaspora degli ebrei. Per dare concretezza a quella speranza, alla fine dell’Ottocento nasceva il sionismo, Utopia di una Società egualitaria e cosmopolita, in cui
gli ebrei potessero riconoscersi. Molti ebrei piemontesi decisero di intraprendere la nuova strada perché l’anno dell’andata a Gerusalemme non fosse più il prossimo, ma quello attuale.
Negli anni Venti e Trenta, ancora prima delle leggi razziali fasciste, già si era affermata tra di loro l’esigenza di partecipare alle strutture sociali paritarie e democratiche dei kibbutz che si formavano in Eretz Israel, la "terra promessa". Così essi parteciparono alla costruzione dello Stato di Israele, che avrebbe visto la luce nel 1948. Il governo mandatario inglese della Palestina sembrava aver aperto loro le porte, richiuse però quando cominciavano ad arrivare i profughi dai campi di concentramento.
Alcuni di quei Chalutzim (pionieri) vivono ancora, depositari di un patrimonio storico e umano, poco noto e spesso frainteso, che andava raccolto. Gli autori hanno cercato di farlo con gli strumenti dell’indagine storica e della fotografia, offrendo ai lettori anche un contributo all’interpretazione di un presente le cui premesse oggi non sono sempre riconoscibili.