Sinossi *:
Situato sulla costa pugliese di fronte all'Albania, il centro di prima accoglienza Regina Pacis di San Foca è luogo di approdo per profughi e clandestini. In alcuni momenti ospita 400 - 500 persone, più del doppio rispetto alle 200 che costituirebbero la massima capienza. Catturati dalle forze di Polizia, i profughi vengono parcheggiati al centro in attesa dei permessi di soggiorno o di essere respinti verso il paese d'origine. Come in un limbo trascorrono le giornate di questi uomini, donne, bambini dal futuro incerto. Lo Stato è assente.
Don Cesare Lodeserto è il direttore del centro: un personaggio dotato di un carattere forte, dominatore e accentratore, ma allo stesso tempo ironico, scherzoso e molto umano. Le riprese sono state effettuate durante la guerra in Kosovo quando il dramma dei profughi Kosovari si aggiunse a quello dei clandestini Albanesi e degli Zingari ospiti di Don Cesare.
Il carattere di Don Cesare, visto nella sua vita quotidiana, come direttore del centro, come prete e come uomo, si mostra in tutta la sua complessità ed umanità. Attraverso lui si delineano le personalità e le storie degli altri protagonisti. Tra questi c'è Renata, il suo braccio destro, che viene dall'Ucraina. Ha ventun' anni e non vede il figlio Eugenio da un anno e mezzo. Florian è un quattordicenne albanese, amico di tutti gli scafisti di Valona. Con il loro aiuto è scappato dall'Albania per venire a cercare suo padre in Italia. Marco invece ha dieci anni ed è venuto in Italia da solo, per fuggire dalla povertà.
Le loro storie si intersecano con quelle di altri profughi e clandestini e si evolvono. Scopriremo se Renata, grazie all'aiuto di Don Cesare, riuscirà a ricongiungersi con il figlio Eugenio e se Florian ritroverà il padre per riunirsi finalmente a lui. Mentre la guerra nel Kosovo finisce iniziano ad arrivare i Kurdi. Nuovi arrivi, nuove permanenze e nuove partenze testimoniano la storia infinita di popoli in cammino.


Suono:
Alberto Cavalli (Mix audio)

Produttore:
Stefano Tealdi

Riprese:
Franca Cereghini

NOTIZIE 'Don Cesare, Prete di Frontiera'



Note:
IL CENTRO REGINA PACIS
Il centro Regina Pacis nasce il 7 marzo del 1997 su iniziativa di Don Cesare Lodeserto, all’epoca del secondo grande arrivo di profughi dall’Albania sulle coste del Salento. Da quel momento oltre 35.000 immigrati hanno trovato ospitalità nel centro. La provenienza è varia: dal Rwanda all'Afghanistan, dalla Cina alla Sierra Leone, anche se c'é ovviamente una netta preponderanza di persone giunte dall'Albania, dalle repubbliche dell'ex Jugoslavia sconvolte dai recenti eventi
bellici, dalla regione curda divisa tra Turchia, Iran, Iraq e Siria.
La sopravvivenza del centro e il mantenimento degli ospiti è reso possibile da una convenzione con il Ministero degli Interni che copre il 60% delle rette giornaliere previste per gli ospiti. Ma indispensabili risultano le offerte dei privati che corrispondono al 40% del bilancio attivo del centro.
Lo scopo primario è offrire un rifugio e una prima assistenza alle migliaia di disperati in fuga da un passato di violenze e di miseria. Costoro incontrano l’occidente per la prima volta, proprio in quest’angolo di Italia, un tempo non luogo di arrivo, ma di partenza di centinaia di migliaia di lavoratori emigranti. Oltre alla prima accoglienza sono attivi al Regina Pacis servizi di estrema importanza e attività, probabilmente molto più complesse e delicate, come la mediazione culturale ed il supporto psicologico. Completano i servizi attività sportive e di animazione e laboratori interni. Il centro, unico in Italia, ha la caratteristica di non avere personale italiano, ma solo immigrati, 15 dei quali, provenienti da 7 nazioni diverse, operano stabilmente. Quindi nella gran parte risulta autogestito. Esiste il volontariato, ma selezionato e per periodi limitati di tempo. Al Regina Pacis inoltre esiste una cooperativa di servizi per l'integrazione degli immigrati e un'attività di protezione sociale per donne immigrate oggetto di sfruttamento. In questo settore si è recentemente iniziata una attività all'estero (per ora in Moldavia, Ucraina e Romania) finalizzata alla loro integrazione.
Il viaggio di queste persone non termina con lo sbarco. E' grazie alla volontà e l'impegno dei singoli che le difficoltà vengono superate e l'attività continua giorno dopo giorno supplendo almeno in parte ad un compito che lo Stato dovrebbe assumersi completamente.

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