Sinossi *: Si dice che i genovesi siano avari, ma è un luogo comune: hanno solo la parsimonia di chi si è dovuto inventare uno spazio di vita, tra mare e monti, una bellezza nascosta, da scoprire senza fretta. Magari perdendosi a piedi nella “grotta di marmo”: come Mark Twain chiamava il cuore della città, impressionato dall’incombere di tanti palazzi monumentali in uno spazio così angusto. Sarà per questo che Genova, da sempre, ha sete di infinito, sentendo il mare come sua estensione naturale.
Lampante e misteriosa, mediterranea o gotica, a seconda dei giorni. Basta un colpo di tramontana, infatti, a cambiarne i colori. È un labirinto in cui cedere alla pazzia, se la si guarda con la febbre di Dino Campana, inebriato dalla lussuria dei caruggi e affascinato dalle guglie delle chiese, dove vedeva prue di navi in partenza. C’è anche chi viene qui sperando di rinsavire, come Nietzsche. Arrivato sotto prescrizione medica, riuscì a trovare a Portofino il suo Zarathustra. ‘La più mediterranea delle città nordiche’ la definì, riferendosi ai tanti palazzi affastellati e ai pomeriggi di bella stagione in cui Genova assume i colori vividi di una capitale sudamericana.
Così concreta e così spirituale, Genova. Un po’ come la giovane Antonella Ruggiero, cresciuta a Pegli, che con la sua voce da sirena ha valicato gli oceani, sulla scia dei grandi naviganti genovesi. Genova è così antica, che quasi abolisce e annulla il tempo. Ne è la conferma una libreria in Via Garibaldi, dove si custodiscono manoscritti preziosi, per tramandare la memoria di quelle suggestioni alle successive generazioni. Come i racconti di Marcello Barlocco: una scrittura dal fascino oscuro, in linea con la sua biografia. Figlio scapestrato di un illustre farmacista genovese, si laurea in chimica farmaceutica, ma offre la sua sapienza alla malavita. Nella Genova noir di fine anni Cinquanta è un habitué del “Joe Louis Bar” di Via del Campo, affollato di prostitute e marinai. Agli inquirenti che lo accusano di appartenere ad una gang di trafficanti internazionali, dice che si tratta di un equivoco, che sta solo scrivendo un’inchiesta sullo spaccio. Lo rinchiudono in un ospedale psichiatrico criminale.
Scrittura e crimine. Un binomio che riguarda anche Emilio Quadrelli. Nel suo vissuto, una giovinezza inquieta, qualche reato, il carcere, la militanza politica. E poi la laurea in Lettere, la definitiva riabilitazione, l’impiego da ricercatore universitario, le tante pubblicazioni di saggi politici, gli occhi sempre aperti sul mondo.
A Genova anche la morte può essere oggetto di ironia. O di sguardi non canonici, come quello di Lisetta Carmi. “Erotismo e autoritarismo a Staglieno”: così la grande fotografa chiama il suo reportage tra le tombe del Cimitero della città, commissionatole nel 1966 dal Comune di Genova. Uno dei trans che Lisetta Carmi conobbe e fotografò, nella città vecchia cantata da De Andrè, racconta la sua avventurosa vicenda, elencando le difficoltà esistenziali vissute nell’Italia retriva degli anni precedenti al ’68.
Nella palestra popolare “Baliano”, poi, in pieno centro storico, si organizzano molte attività. Tra tanti appassionati di arti marziali, c’è anche un ragazzo alle prese con sollevamenti proibitivi. Originario della Guinea, oggi vive a Genova, lavora dieci ore al giorno in un cantiere navale, e la sera viene ad allenarsi in questa palestra, senza mai smarrire il sorriso. Ha vinto il campionato italiano di sollevamento pesi in panca piana, con il record di 196 chili.