Sinossi *:
L′Avez del Prinzep era considerato l′abete rosso più grande e più vecchio del mondo, databile nella seconda metà del 1700. Nel novembre 2018, a seguito di una forte tempesta dai venti inusuali e troppo repentini per queste latitudini, l′albero cade dopo circa 250 anni in cui ha visto ed ha superato indenne le guerre napoleoniche, l′Unità d′Italia, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda.
In oltre due secoli l′Avez ci lascia in eredità tutto il bosco che lo circonda, composto dai “figli”, gli altri abeti che ha cresciuto intorno a sé, e in cui generazioni di abitanti degli altipiani cimbri ha trovato rifugio, sostentamento, materie prime. Con il legno dell′Avez gli abitanti di questi luoghi al confine tra Trentino e Veneto, gli ultimi a parlare ancora il cimbro, un′arcaica e medievale lingua germanica, hanno deciso di creare sculture, utensili e anche un quartetto d′archi, dopo aver scoperto l′ultimo regalo dell′Avez stesso. Il legno dell'albero, infatti, è risultato essere legno di risonanza, adatto alla creazione di strumenti ad arco, da parte dell′unico liutaio locale.
Attraverso gli occhi di alcuni di loro, come il liutaio appunto o l′unica guardia forestale dell′altopiano, ma anche uno scultore che si è trasferito sul territorio per lavorare il legno creando opere di grosse dimensioni e uno scrittore di poesie e filastrocche in lingua cimbra, che ne mantiene viva la memoria, ripercorriamo, dalla fine dell'estate fino all'autunno inoltrato con l'arrivo della prima neve, luoghi, tradizioni, leggende e radici di un luogo e delle sue genti che, come i loro alberi, non abbandonano il loro misticismo e il loro legame con la storia.



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