Sinossi *: La pittura su delle fotografie, che cambia grazie alla stop motion, mette in movimento un'immagine statica come fossero i frame della pellicola cinematografica, nascondendone o svelandone il contenuto. Sono foto private, del figlio della regista o di lei stessa quando aveva la sua età. La voce narrante elenca in modo impersonale i “grovigli” dell'io indagati dalla psicanalisi – il complesso di Antigone, di Brunilde, dello svezzamento – ma sono invece personali, private le immagini del film, rivolte alla vita intima dell'autrice, forse anche alle paure irrisolte che si trasmettono di generazione in generazione come quei complessi in cui si nascondono i “misteri” del sé. C'è anche ciò che accade fuori: la telecamera spia un vicino, tenta di catturare l'eclissi di luna del 2018, le strade della città così familiari ma che possono diventare nemiche durante una crisi di panico. Associazioni libere, “organizzate” solo da un respiro musicale, parti di un discorso che non può mai raggiungere la completezza.