Sinossi *: Questo è un viaggio nell’Appennino Reggiano, tra i luoghi della memoria e nella memoria dei luoghi, nei paesaggi immersi nelle nebbie autunnali, nelle piazze deserte sotto le nevicate abbondanti di fine inverno, nell’animazione degli sportivi che esplorano i fianchi della montagna nella calura estiva. Un percorso accompagnato da voci diverse, perchè mille sono le interpretazioni e i punti di vista su un territorio. Come dice Benedetto, uno dei testimoni di questo racconto, la Pietra di Bismantova è una pietra diversa secondo il punto di osservazione da cui la si guarda, e ognuno di noi vede il paesaggio che ci circonda con colori e sfumature differenti. Uno dei punti di vista è quello del fotografo-orologiaio Amanzio Fiorini, nato a Nismozza nel 1884, costretto poi ad emigrare negli Stati Uniti, dove iniziò a fotografare con una modesta Kodak.Tornato nelle sue montagne, aprì un atelier e divenne il fotografo dell’intera valle, immortalando in cinquanta anni di lavoro migliaia di visi di montanari, oltre a paesaggi, cerimonie e feste popolari dell’Appennino Reggiano. L'attrezzatura di base del suo studio consisteva in una grande macchina a lastre ed un ingranditore, oltre a strumenti che si costruiva da sé, come gli "chassis" supplementari, i moltiplicatori per lastre, un bromografo, la tavoletta per il ritocco, gli sgocciolatoi, alcuni torchietti per la stampa ed anche degli illuminatori ricavati da pentole di cucina. Amanzio morì a Busana nel 1961, lasciando alla famiglia un archivio fotografico di circa 30.000 lastre al gelatino-bromuro d'argento, circa 4.000 negativi 6x6 ed alcuni positivi. Il suo patrimonio di immagini fu in seguito esplorato ed alcune delle sue foto finirono sulle più prestigiose riviste di fotografia internazionali come Time Life e in una mostra allestita al Centre Pompidou a Parigi. Persino i fratelli Alinari erano interessati ad acquistare l’intero archivio, prezioso documento storico e sensibile indagine etnografica... Oggi, la figlia e la nipote lo ricordano attraverso i suoi scatti, alla ricerca dei sentieri della memoria e dell’identità, che legano in un’unica trama le storie dei luoghi e delle persone.