Sinossi *: “Insomma Lucrezia, mentre altrove l’intelligenza del Paese si arrovellava sui problemi massimi quali mutui, tasse, aumento dei prezzi, decrescita e disoccupazione, la nostra minaccia erano i sacchetti. Per lo sporco e la puzza, la gente si barricava in casa. Una notte mentre sognavo il camion dell’immondizia arrivare, mi chiesi se davvero ti facesse bene quell’aria. Fu così che sentii il bisogno di saperne di più ed iniziai…”
Una madre parla alla figlia neonata mentre passeggiano in una città straziata dall’immondizia. La magia della parola è l’arma con cui la donna protegge la piccola recitando filastrocche e a cui racconta il disagio e l’esigenza di fare il film. In quella città il cuore pulsa vivo, nonostante tutto. Un pediatra dell’ospedale non si stanca di combattere. Per il futuro, per i neonati che ogni giorno introduce alla vita. Preoccupato della loro sicurezza, analizza il latte materno alla ricerca di diossina. Una città dove un ingombrante e indesiderato arredo urbano intralcia il passaggio nelle vie comuni, gli incontri e la comunicazione. Un’immondizia enorme, gigante e che eppure, con il passare dei giorni, rischia di non essere più vista. Assuefazione, la chiamano. Tutto questo e tanto altro è “La bambina deve prendere aria”, interamente girato a Caserta nel periodo di massima emergenza rifiuti.