Sinossi *: È un primo pomeriggio di fine estate,Giulia ed il piccolo Valter sono in casa lui preso nei suoi giochi di bambino sta seduto sul vecchio pavimento in legno ha tra le mani un trenino che si diverte a muovere avanti e indietro.Giulia seduta ad un capo del tavolo sta leggendo una lettera,l’ultima inviata da Balilla scritta poco prima di venire fucilato dalle Brigate Nere. Balilla era un Comandante Partigiano e fu catturato per una delazione,la sera in cui scese a casa per far visita alla moglie e al figlio.Giulia nel leggere la lettera ricorda i momenti passati con lui,ricorda l’affetto e l’amore che lui sapeva dargli,ricorda quanto la rassicurava la sua presenza ,ricorda il suo amore per il figlio e la passione per la moto...Chiusa nel suo dolore Giulia prova ad immaginare gli ultimi giorni di Balilla, in montagna con l’amico Valerio e gli altri compagni, il momento della cattura, ed il pestaggio subito durante l’interrogatorio, fino al giorno della fucilazione.
Note:
Liberamente ispirato alla lettera del Partigiano Balilla Grillotti "Daniele".
Balilla Grillotti "Daniele" (Montignoso, 10 marzo 1902 – Genova, 29 luglio 1944) è stato un partigiano italiano. Operaio elettromeccanico e antifascista comunista, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.
Abitò a Genova Rivarolo, il padre fu un politico socialista, vice-sindaco del comune di Montignoso, ucciso dalle percosse ricevute dalle squadre fasciste nel 1922. Grillotti, durante il regime, portava quel suo nome con una certa baldanza. Sapeva che suo padre non glielo aveva imposto in omaggio al fascismo (che infatti sarebbe sorto vent'anni dopo la sua nascita); gli fu dato il nome Balilla in onore di un ragazzo genovese, Giovanni Battista Perasso, che nel dicembre 1746 aveva scagliato un sasso contro i soldati asburgici facendo partire la rivolta che cacciò gli austriaci da Genova.
Arrestato per attività antifascista, dopo la scarcerazione Balilla lavorò come operaio elettromeccanico nel capoluogo ligure organizzando clandestinamente il movimento operaio comunista della Val Polcevera.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 divenne responsabile per il PCI della Val Polcevera e successivamente, vice comandante dei GAP di Genova, al fianco di Giacomo Buranello, Walter Fillak e Germano Jori e dopo la morte di quest'ultimo, ne divenne comandante. Prese parte a numerose azioni di guerriglia tra le quali la distruzione del ponte sul torrente Secca della Camionale Serravalle-Genova, del ponte ferroviario sul torrente Polcevera, dei depositi della Società Petrolea a Fegino e partecipò all'uccisione del generale della GNR Silvio Parodi.
Venne catturato nella notte del 19 luglio 1944 per una delazione dalla Squadra Politica fascista che lo sorprese mentre era andato a far visita alla famiglia. Arrestato e tradotto alla Questura di Genova, poi al Carcere di Marassi e da qui alla Casa dello Studente, dove fu interrogato e sottoposto a tortura. Processato tra le 3 e le 4 di mattina del 29 luglio 1944 dal Tribunale fascista, venne condannato a morte e condotto a Forte San Giuliano per la fucilazione, avvenuta un'ora dopo la sentenza ad opera di un plotone di Brigate Nere. Insieme a lui vennero fucilati i partigiani Goffredo Villa, Aleandro Longhi, Giacinto Rizzolio e Mario Cassurino.
Alla morte il suo nome fu assunto da una formazione partigiana "la Brigata Balilla" dei GAP genovesi.