Sinossi *: Le origini di Gomorra. Da dove ha origine l’attuale fisionomia della moderna camorra campana? Bisogna risalire probabilmente alla metà degli anni settanta e all’ascesa di un piccolo uomo venuto dall’entroterra vesuviano, Raffaele Cutolo. Perché come tutte le storie, anche quella criminale è fatta sostanzialmente di uomini: uomini che hanno dominato, uomini che sono stati uccisi, uomini che hanno indagato. Uomini che si sono dati il cambio al potere, come in un’ideale e perversa staffetta.
Il primo documentario è quindi dedicato a Raffaele Cutolo e alla suo organizzazione: la NCO, che fondò il suo potere sul consenso politico. Il secondo documentario è su Luigi Giuliano e La Nuova Famiglia, il boss che fondò il suo potere sul consenso sociale (ormai noti i suoi rapporti con gente dello showbiz e dello sport come Gigi D’Alessio e Maradona). Il terzo documentario racconta la vita di Francesco Schiavone e dei Casalesi, l’organizzazione che ha fondato il proprio potere sul consenso militare. L’ultimo documentario è dedicato a Paolo Di Lauro e al suo regno di Scampia, fondato sul consenso economico.
Fil rouge che attraversa le narrazioni è un regista che ha avuto come incarico la realizzazione di quattro documentari sulla camorra. Non sappiamo da dove venga. Potrebbe vivere ancora a Napoli, o forse a Roma o in Australia; il punto è che lui si mette sulla strada. Va ad osservare di persona i territori che deve raccontare, va ad osservare facce, ad ascoltare voci. Ecco perché la forma intervista ai vari personaggi diventa qualcosa di leggermente diverso: un racconto. Una testimonianza narrata.
Il nostro protagonista attraversa luoghi e spazi geografici perché è in quella fase di preparazione del progetto, fatto di sopralluoghi, ricerca di testimoni, confronto con gli spazi. Si muove, si confonde con i posti fino a farsene assorbire. Noi guardiamo quello che guarda lui.
Questi documentari saranno contemporaneamente la narrazione di drammatiche storie personali ma anche un modo per rileggere quarant’anni di storia d’Italia attraverso la lente della criminalità organizzata. Particolare attenzione sarà riservata al racconto delle vittime innocenti della camorra e alle attività svolte dall’associazionismo sui beni confiscati. Queste ultime rappresentano plasticamente i risultati che lo Stato ottiene quando combatte la criminalità con efficacia e perseveranza, e allo stesso tempo raccontano l’impegno di tanti giovani perché luoghi che sono stati il simbolo del male diventino incubatori di buone prassi e spazi liberati nei quali costruire la speranza per il futuro. La colonna sonora dei documentari sarà affidata ai gruppi napoletani che in questi ultimi anni sono diventati noti per il loro impegno anticamorra.