Note del film "Zero, Inchiesta sull'11 Settembre"
Gli Stati Uniti spendono circa 892 miliardi di dollari l’anno per difendere i propri cittadini e il proprio territorio. Sono “il paese meglio difeso del mondo” ha affermato il presidente Bush.
Eppure, l’11 settembre, è stato assaltato dal cielo il cuore dell’America e 3000 cittadini americani inermi sono stati uccisi nelle loro città.
Secondo la versione ufficiale, la tragedia è stata il risultato di un’operazione condotta con successo da diciannove dilettanti di origine araba, comandati da un uomo che vive in una caverna afgana.
Di chi, in America, la responsabilità della mancata difesa del territorio? Secondo la versione ufficiale, frutto di una frettolosa e lacunosa inchiesta, la catena di comando civile e militare è stata vittima incolpevole di una serie imprevedibile di casualità e coincidenze. E’ una spiegazione non credibile. Gli statistici hanno calcolato che la probabilità di un tale concorso di coincidenze negative è di una su sessantadue milioni.
Restano perciò due tesi, due e non più di due possibili spiegazioni: o l’inefficienza e la negligenza, o la complicità.
Quando gli Stati Uniti furono proditoriamente attaccati a Pearl Harbor, dove persero la vita 2341 militari e 68 civili, sulla base di ben otto inchieste furono puniti e rimossi per la negligenza il generale Walter Short, comandante dell’esercito della difesa delle Hawaii, e l’ammiraglio Husband Kimmel, comandante in capo della Flotta del Pacifico.
Dopo la catastrofe dell’11 settembre, nessuno – né il ministro della Difesa Rumsfeld, né i responsabili del controllo civile e della difesa aerea - è stato punito né rimosso
Quindi nella catena di comando, secondo la tesi ufficiale, non c’è stata inefficienza né negligenza.
E allora, per la catastrofe avvenuta nel paese meglio difeso del mondo, non resta che una ragionevole spiegazione: l’11 settembre, la catena di comando della difesa era stata disattivata.
E’ la seconda tesi, la tesi della complicità, l’unica tesi ragionevolmente in campo.
A distanza di oltre cinque anni, però, non esistono ancora prove di come si siano svolti veramente i fatti e su chi abbia veramente ideato gli attentati. Tutto il mondo sa che a progettare gli attacchi è stato Osama Bin Laden e 19 membri di Al Qaeda, che si sono immolati guidando quattro aerei verso la loro missione suicida.
C'è stata una mancata investigazione e un'insufficiente condivisione di informazioni.
George Tenet, direttore della CIA, l'11 marzo del 2002, ha dichiarato: "Eravamo informati in generale che la scorsa estate alcuni terroristi stavano progettando grandi operazioni negli Stati Uniti. Ma non abbiamo mai avuto abbastanza informazioni per fermare quello che è accaduto".
Due mesi dopo, l'8 maggio del 2002, Robert Mueller, direttore del FBI ha dichiarato: "Non c'era niente che avremmo potuto fare per prevedere e prevenire gli attacchi".
ll più famoso anchorman statunitense, Dan Rather, ha dichiarato alla BBC NewsNight: “Non abbiamo indagato per paura di essere linciati”.
Molte domande sono emerse, troppi buchi neri senza una risposta. Sono stati fatti degli errori e troppe vite sono andate perdute.
La nostra indagine sull'11 settembre comincia qui: si parte da ZERO per ricostruire i fatti.
Franco Fracassi
Giulietto Chiesa
Thomas Torelli14/04/2007