Sinossi *: Altea, giovane regista, è rimasta orfana dei genitori, entrambi tossicodipendenti. Numerosi sono i loro amici morti a causa dell’eroina ma qualcuno rimane, memoria storica di una generazione dissolta. Tra questi Lindiota, chiamato così perché si è trasferito a Lindos sull’isola di Rodi. Lì Altea lo raggiunge per raccogliere materiale utile al film che sta scrivendo con l’idea di rielaborare il lutto attraverso la creazione artistica. Ma Lindiota forse non è che un feticcio, uno specchio, un complice che recita una parte e alimenta l’immaginario di Altea senza permetterle di maturare alcuna verità sul suo rapporto tormentato con i genitori. La ricerca deve dunque estendersi, porsi domande nuove ed entrare in contatto con persone che con la loro esperienza possano permettere alla giovane di approfondire la sua ricerca e di confrontarsi con le sue fantasie consce e inconsce, con ciò che si vede e con ciò che non si vede o non si vuol vedere. Il passato, così come il nostro essere profondo è nebuloso, pieno di vuoti e interrogativi: può l’arte permettere di cogliere qualcosa di reale oppure è uno schermo menzognero che protegge chi preferisce non sapere? Con una tecnica mista che alle riprese in digitale associa immagini d’archivio in formato video e interventi di animazione, Lindiota è un film sul rapporto tra memoria e arte e sulla finzione come inganno e come ricerca di verità.