Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Filmaker DOC Film Festival: report 27 NOVEMBRE 2006


Battute conclusive al Festival Filmmaker in corso allo Spazio Oberdan di Milano. Ultimo film in concorso “Il était une fois…les délices du petit monde” di Joseph Pèaquin. Martedì 28 alle ore 22.00 la premiazione del concorso e delle sezioni collaterali.


Filmaker DOC Film Festival: report 27 NOVEMBRE 2006
"Il était une fois" di Joseph Péaquin
Al Festival Filmmaker si finisce con immagini di incantevole purezza grazie al documentario del trentacinquenne francese Joseph Péaquin che chiude la sezione dei film in Concorso. Nato ad Avignone nel 1971 e laureatosi in Scienze della Comunicazione a Grenoble, Péaquin da molti anni si dedica alla valorizzazione della Valle d’Aosta, terra d’origine della sua famiglia. I protagonisti di “Il était une fois…les délices du peti” sono due anziani coniugi, Erminio e Attilia, sposati da cinquatreanni, innamorati della vita e della natura che li circonda.
Per circa un’ora, senza alcun artificio tecnico o visivo, senza spingere verso significati ulteriori che non siano quelli forniti dalle immagini, Péaquin li osserva mentre attendono con solerzia alle faccende di casa.
Dove è il cibo a farla da padrone. Il cibo come cura di sé, come fonte di energia che emana dalla terra, come calore che riscalda e ritempra il corpo. La raccolta delle verdure e delle patate, la preparazione della polenta e della torta pasquale cotte nel forno costruito da Erminio, la bollitura delle bucce di rapa, il tradizionale sepé. Con i due nipotini che, attratti dalla “sapienza” dei nonni, li aiutano a raccogliere castagne ed erbe selvatiche, ascoltano silenziosi i precetti della buona cucina sussurrati da Attilia a bassa voce, come fossero dei segreti.
Fino a una passeggiata in montagna, vicino all’alpeggio dove Erminio pascolava le pecore all’età di sei anni. Con la piccola Sofia che gioca ad avere il fiato corto, la lingua penzoloni e tremolante come quella dei cani. Ma il tempo è inclemente, piove e bisogna tornare giù, in mezzo al pugno di case che fa da cornice alla valle. Non c’è molto altro da raccontare. O meglio, raccontare davvero quello che le immagini di Péaquin simboleggiano, vorrebbe dire lasciarsi trasportare per un lunghissimo tempo nei meandri poetici in un altro mondo, di cui stiamo perdendo tracce e memoria (e chi vede il documentario, non crederà più che si tratti di una frase retorica!). “Il était une fois…les délices du peti” è un magnifico inno allo stato di natura, alla conservazione di quello che di più prezioso abbiamo nella vita. È un inno all’amore silente e pudico che si può nutrire per l’altro. Un amore che non ha bisogno di parole. Basta molto meno. Basta lo spettacolo delle “anime”, le castagne imbevute di grappa, fiammeggianti come “anime” del purgatorio. Raccolti attorno a un tavolo, Erminio, Attilia e i due nipotini, assistono al rito quasi magico. Qualcuno spegne la luce della stanza, lo schermo rimanda soltanto il nero e la fiammella blu dell’alcol che brucia… Davvero notevole l’opera di Péaquin.

28/11/2006

Riccardo Lascialfari