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Le strade di San Francisco degli anni'80


San Francisco: la città dove è ambientato "La Ricerca della Felicità", il "primo" film americano diretto da Gabriele Muccino.


Le strade di San Francisco degli anni'80
Will Smith e Gabriele Muccino
Lo scenografo J. Michael Riva (il quale ha di recente realizzato le scenografie per il film fantasy Zathura ed ha appena terminato di lavorare per Spider-Man® 3), la costumista Sharen Davis (responsabile dei costumi di Ray e del film in uscita Dreamgirls, e il direttore della fotografia Phedon Papamichael, ASC (che ha collaborato alla realizzazione di Quando l’amore brucia l’anima e The Weather Man) si sono messi al lavoro per ricreare le ambientazioni dei primi anni ‘80 necessarie per The Pursuit of Happyness.
“La sfida maggiore per me è stata ricreare nella maniera più autentica e credibile
possibile quel periodo senza però andare sopra le righe,” confessa Riva. “Il look degli anni ’80 non è stato particolarmente memorabile, almeno nella nostra cultura ed inoltre si tratta di un’epoca difficile da ricreare in qualunque città, immaginatevi a San Francisco, perché non è stata un’epoca con delle caratteristiche visive particolarmente eclatanti o definibili. Ci stavamo ancora riprendendo dalla guerra del Vietnam, il paese era allo stremo e le nostre reazioni erano innocenti, quasi ingenue, perché dominava una sorta in incoscienza autoimposta. E in un periodo come quella era facile che un senza tetto con un figlio di 5 anni restasse intrappolato. L’iconografia di quell’epoca è perfettamente testimoniata da un capelluto Michael Douglas interprete della serie televisiva “Streets of San Francisco.” Creare un look definibile ma al tempo stesso sotto tono è stata la vera sfida del film e per questo abbiamo scelto in maniera molto accurata i dettagli. La parola d’ordine è stata impercettibilità. Negli anni ’80 fumavano tutti, la pubblicità e i cartelloni pubblicitari erano piuttosto ingenui, innocenti, andavano di moda e camice button-down e le brutte automobili e nei cinema di quartiere c’era Toro catenato. Il nostro lavoro è consistito proprio nell’inserire piccole dosi di tutti quegli elementi che forse la gente non nota neanche, perlomeno onsapevolmente, invece di insistere pesantemente sull’iconografia del periodo.”
Il produttore esecutivo Louis D’Esposito, incaricato della logistica per la icostruzione degli anni ’80, confessa: “Abbiamo comprato cinquanta veicoli che abbiamo sempre tenuto vicino ai set per poterli parcheggiare nei paraggi e aggiungere elementi temporali importanti e credibili. Abbiamo anche utilizzato quattro autobus dell’epoca, uno usato per gli interni, uno per gli esterni e due come autobus di passaggio sullo sfondo. Inoltre, abbiamo chiesto alle comparse di portare sul set tutte le automobili che forse ancora possedevano e che risalivano agli anni 60 e 70.”
Continua Riva: “Abbiamo utilizzato anche tante vecchie pubblicità, insegne, cartelli che venivano applicati su autobus o cartelloni lungo le strade. Uno dei miei preferiti è quello con Angie Dickinson, che ha un fisico strepitoso.”
Un’altra grande difficoltà, secondo Riva, è stata ricreare la sede dell’agenzia di
intermediazione finanziaria Dean Witter. “La cosa più normale da fare sarebbe stata ricostruire un set, ma Gabriele ed io ci eravamo impegnati a girare il più possibile in esterni sfidando anche i possibili scherzi del tempo. E’ stato elettrizzante ed adoro lavorare in questa maniera. Un’altra grande difficoltà è stata ricostruire un attrezzo fondamentale all’epoca, il ‘Quotron’ — una sorta di versione preistorica degli attuali computer - che era lo strumento più utilizzato dai mediatori di borsa dell’epoca.
Lavoravano tutti guardando quegli schermi neri con il cursore e i caratteri di un verde fosforescente : e pensate che ne abbiamo dovuti ricostruire 70!”
La costumista Sharen Davis ha optato per la finezza e l’impercettibilità nel ricreare i costumi del film. “Non volevamo degli abiti che balzassero agli occhi in maniera
eccessiva,” commenta la Davis. “Diciamo che abbiamo preso le fogge degli anni ‘80 e abbiamo realizzato dei costumi leggermente sotto tono. Per fortuna, nel 1980, gli abiti da uomo erano piuttosto lineari e somigliavano parecchio a quelli di moda oggi.”
Vestire Will e Jaden Smith è stato complicato in ragione del fatto che i due personaggi del film non avevano soldi per il cibo o per una casa, figuriamoci per il guardaroba. “Will è stato perfetto,” commenta Davis. “Non ha avuto nessun problema nel dover indossare la stessa cravatta per tre giorni di fila o per il fatto che il suo abito non gli calzasse a pennello. Per quanto riguarda Jaden, per il film ha indossato l’articolo di abbigliamento più comune per i ragazzini di quell’epoca, le salopette di Osh Kosh, che oggi non esistono neanche più. Tanti di questi abiti e capi di abbigliamento sono stati acquistati su eBay mentre ho disegnato io il giubbotto che Jaden indossa per tutto il film.”
Davis spiega come ha lavorato per creare il look per il personaggio interpretato da
Thandie Newton: “Linda è una specie di nostalgica degli anni 70, nel senso che è
magnifica ma si capisce che il suo abbigliamento è un po’ datato. Indossa dei jeans larghi e scampanati e i suoi vestiti sono un po’ sbiaditi o molto vecchi. Si capisce perché Chris sia così attratto da lei, perché è molto sexy ma il suo guardaroba è piuttosto datato.”
La ricerca della felicità è stato girato prevalentemente a San Francisco, con solo
qualche giorno di riprese nel centro di Oakland, dove ci sono le ricche comunità
residenziali di Piedmont e Hayward che ospitano il centro di formazione e i depositi della BART (Il sistema di trasporti della zona della Baia di San Francisco). D’Esposito si è occupato della logistica delle riprese che sono durate solo 60 giorni. “San Francisco è una città piuttosto piccola, assolutamente meravigliosa, ma molto complicata per quanto riguarda gli spostamenti,” sostiene D’Esposito. “Avevamo circa 242 scene da girare, e quindi abbiamo tentato di raggrupparle per non fare troppi spostamenti.”
“Diciamo che in generale,” aggiunge Riva, “San Francisco ha un architettura molto
particolare e assolutamente riconoscibile, al pari di una città come Parigi. Dovevamo rispettare delle regole molto rigide soprattutto per quanto riguarda i toni che non dovevano mai essere esagerati, e ci siamo affidati alla bellezza della città soltanto quando avevamo bisogno di mostrare i contrasti tra la vita delle persone abbienti e quella dei poveri.”
Tra le location principali figurano il quartiere finanziario in cui lavorava Chris, Chinatown dove lasciava il figlio durante il giorno, il quartiere di Tenderloin, dove insieme al figlio cercavano un ricovero per la notte e le numerose stazioni della BART, dove finivano quando non avevano altra scelta. “La forza visiva di San Francisco ci fa pensare a soldi e potere, soprattutto se pensiamo alle scene ambientate nel quartiere finanziario. E volevamo mostrare il più possibile questo lato della città attraverso la finestra dell’ufficio di Chris,” commenta Riva. “Siamo stati fortunati a trovare una location vera con una magnifica vista sulla città.”
L’asilo dove andava il piccolo Christopher, da ‘Mrs. Chu’s,’ si trovava a Chinatown.
“Gabriele voleva mettere un po’ di Chinatown nel film e quindi io gli ho suggerito che visto che Linda lavorava in un albergo elegante di downtown il posto più vicino e logico nel quale portare il figlio all’asilo sarebbe stata Chinatown,” spiega Riva. “Ho trovato dei magnifici vicoli, cosa peraltro abbastanza semplice ed un edificio vuoto. E così, con il permesso dei vicini abbiamo sostituito la facciata e abbiamo costruita una struttura di legno più vecchia e più autentica che si affaccia sul vicolo. Abbiamo anche ricostruito gli interni dentro l’edificio per poter usare al meglio l’intera struttura, senza dover ricorrere ad un teatro di posa per girare le scene ambientate all’interno. Naturalmente queste cose sono possibili solo se lavori con un direttore della fotografia avventuroso e coraggioso come Phedon Papamichael. Averlo è stata un’autentica benedizione.”
Per il suo colore e la sua autenticità, la Chinatown di San Francisco è sempre stata una zona molto difficile nella quale girare un film. “Abbiamo dovuto firmare dei contratti per girare delle scene con circa 900 venditori e questo ha richiesto la presenza di vari interpreti – cinque che parlavano Mandarino e due Cantonese. Molly Allen, la nostra addetta alle location, è stata magnifica nel gestire questa situazione alquanto complicata e alla fine è andato tutto alla perfezione.”
Un’altra zona chiave è stata il misero e degradato quartiere di Tenderloin. Considerato per molto tempo come il lato oscuro e brutto di una delle città più belle del mondo, a partire degli anni 60 è sempre stato il rifugio dei senza tetto e dei tossicodipendenti di San Francisco. E’ anche il luogo in cui si trova Glide, il ricovero dove Chris Gardner e suo figlio trovano un posto per dormire dopo essere stati cacciati dall’appartamento che occupavano in precedenza. “Dopo aver fatto numerose ricerche e avendo capito l’importanza del Glide, mi sono personalmente impegnato affinché alcune scene venissero girate proprio lì, nonostante le innumerevoli difficoltà,” commenta Riva.
“Inoltre, il Glide occupa un posto fondamentale nella vicenda di Chris Gardner e
sarebbe stato disonesto non utilizzare quello vero e ricrearlo in un teatro di posa. Per fortuna, i produttori si erano mossi con grande anticipo e avevano già sistemato le cose affinché girassimo sul posto, servendoci anche di alcune delle persone che lo occupano. Si è rivelata una location molto efficace e forte che ha conferito al film la realtà e la credibilità che generalmente sono difficili da trovare. Il Glide è diventato un po’ l’anima del film di Gabriele. Girare un film in questa maniera è stata una specie di sogno ed è una cosa che capita solo una volta o due nella vita di uno scenografo.”

12/01/2007