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Intervista a Michele Banzato


Intervista a Michele Banzato
"Punto di Vista" di Michele Banzato
Come sono stati i suoi esordi nel mondo del cinema?
Michele Banzato: Dopo il liceo, ho frequentato la facoltŕ di Lettere, all’universitŕ di Padova, dove ho conseguito la laurea. Negli stessi anni ho frequentato “Ipotesi Cinema”, il laboratorio coordinato da Ermanno Olmi. Insieme a vari amici, ho poi fondato “Kinệō", associazione per lo studio e la ricerca sulla comunicazione audiovisiva” che ha realizzato progetti sulla memoria storica. Ho cominciato a girare alcuni video di carattere documentaristico, ma č stato grazie al regista Francesco Massaro che ho fatto i primi passi sui set di alcune produzioni. E’ lui che mi ha offerto la possibilitŕ di fare il suo aiuto per “Provincia Segreta Due”, miniserie tv interpretata da Andrea Giordana e Licia Maglietta, andata in onda su RAI Due nel 2000. Un’esperienza importante, formativa. In seguito, ho continuato a fare l’aiuto regista per diversi autori, in progetti spesso difficili e un po’ avventurosi.

Come e cosa sceglie nelle persone che si presentano ai tuoi casting?
Michele Banzato: Premetto che dipende anche dal tipo di progetto: ci sono registi che amano soprattutto lavorare con i non attori, cioč con persone prese dalla vita; altri invece preferiscono effettuare “contaminazioni” tra attori e non attori; altri ancora prediligono attori professionisti. Ogni film ha le sue peculiaritŕ ed č importante capirle attraverso il confronto con il regista. In genere, nel lavorare al casting non mi limito al sia pur importante rapporto con le agenzie degli attori, ma seguo molte strade, frequentando ambienti e realtŕ diverse: scuole, associazioni, gruppi musicali, quartieri, ecc… E’ un lavoro stimolante perché, ancora prima di una verifica delle qualitŕ recitative, č importante saper cogliere gli aspetti caratteriali e psicologici delle persone che s’incontrano, anche in relazione ai personaggi che si stanno cercando…

Lei ha lavorato come aiuto regia con autori come Giacomo Campiotti, Vittorio De Seta, Christian Bisceglia, Claudio Serughetti e Salvatore Mereu. Cosa le hanno insegnato questi registi?
Michele Banzato: Aggiungo all’elenco anche Francesco Massaro, Mario Brenta e Rodolfo Bisatti. A tutti devo qualcosa. Ho lavorato con Vittorio De Seta, maestro del documentario, per “Lettere dal Sahara”. Sempre aperto ai suggerimenti del reale, su cui modella tempi e ritmi lavorativi, č sicuramente lontano dalle modalitŕ lavorative che in genere il cinema adotta. Collaborare con Giacomo Campiotti per “Mai Piů Come Prima” mi ha trasmesso l’entusiasmo per il progetto e mi ha fatto apprezzare la sua volontŕ di cogliere i sentimenti profondi dei personaggi che raccontava. Intenso č stato anche lavorare con Salvatore Mereu per “Sonetaula”, rigorosa storia di formazione in una Sardegna bella ed arcaica, nel periodo tra degli anni ’30-50 del secolo scorso. Tenace e “contagioso” per il suo entusiasmo č Claudio Serughetti, con cui ho collaborato a parte de “Il Nostro Messia”. Ho poi fatto l’aiuto regista di Christian Bisceglia per “Agente Matrimoniale”, divertente commedia romantica sui single di oggi. Con Rodolfo Bisatti ho invece condiviso molte esperienze, dapprima nel laboratorio di “Ipotesi Cinema”, poi con i progetti dell’associazione “Kinệō” e partecipando a diversi suoi lavori. Anche l’incontro con Mario Brenta č avvenuto ad “Ipotesi Cinema”. Anni dopo ho avuto il piacere di collaborare con lui all’Universitŕ di Padova, quando č diventato docente del bellissimo insegnamento di “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico”, ed anche in una fase della preparazione di un travagliato progetto cinematografico. Infine, in modo particolare, devo ringraziare Francesco Massaro che, nella sua lunga carriera, ha “cresciuto” numerosi aiuti registi, diventati a loro volta registi, sceneggiatori e operatori del settore, trasmettendo loro la passione, il rigore e il mestiere necessari in questo lavoro. Un incontro con un maestro esigente e severo, leale e generoso.

Ci puň parlare della realizzazione di "Lettere dal Sahara"?
Michele Banzato: “Lettere dal Sahara” č stato un progetto lungo, travagliato, ma anche coinvolgente dal punto di vista umano, perché affronta un tema delicato e importante come l’immigrazione. Tutti i film di De Seta hanno il sapore di “documento della realtŕ” ed anche in questa opera il suo metodo, nei confronti della materia che narrava, č stato aperto a suggerimenti e sollecitazioni. Nei suoi lavori, infatti, la fase dei sopralluoghi č fondamentale: č l’occasione per rimettere in discussione la sceneggiatura, confrontarsi con persone, realtŕ, ambienti e cercare i protagonisti, che preferisce prendere dalla vita. Questa fase č durata mesi ed č stata documentata con accurati diari quotidiani, materiale fotografico e video. Le riprese, realizzate in tre blocchi, intervallati da altri sopralluoghi per ambienti e casting, si sono svolte tra novembre del 2002 e giugno del 2003, seguendo la cronologia delle scene. In questo modo, č stato possibile mantenere la narrazione il piů “aperta” possibile a sollecitazioni e nuove idee, com'č accaduto con la trasformazione di una scena sul set o la riscrittura di una situazione con l'inserimento di nuovi personaggi. Altro aspetto interessante e vicino all'idea di un cinema “leggero” č che abbiamo girato in digitale, con una troupe ridotta e giovane. Nel 2006, dopo uno stop forzato durante la fase di montaggio, č ripresa la post-produzione con alcuni giorni di riprese integrative. Nello stesso anno, il film ha partecipato alla Mostra del Cinema di Venezia come “Evento Speciale”, ottenendo un'accoglienza molto calorosa (dieci minuti di applausi). Un’emozione indimenticabile per De Seta, ma anche per noi collaboratori e per tutti coloro che hanno creduto nel progetto.

E quello di “Mai Piů Come Prima”?
Michele Banzato: Lavorare con Campiotti significa essere travolti dalla sua energia. Ricordo che, dopo un tentativo fallito di mettere in piedi produttivamente il film nell’estate precedente, agli inizi del 2004 mi propose di lavorare al cast. Era, infatti, determinato a girare il film anche a costo di usare una videocamera! In quella stessa primavera, cominciai il lavoro con Adriano Martelli e, poi, Piera Mentasti. Una ricerca a tutto campo, soprattutto su Roma: scuole, associazioni, palestre, agenzie, quartieri, luoghi di ritrovo, manifestazioni, ecc… La ricerca dei protagonisti, che avrebbero dovuto avere o dimostrare intorno ai 18/19 anni, ci ha messo in contatto con molti giovani ed č stato arricchente anche sul piano umano. La fase delle riprese, tra Roma e la Val Badia (Alto Adige), č stata impegnativa ma positiva. Campiotti ha voluto raccontare non solo i caratteri e le relazioni tra i vari protagonisti, ma anche il rapporto del gruppo e del singolo con la natura, simboleggiata dalla montagna, bella ma anche impegnativa ed insidiosa, con regole che devono essere conosciute e rispettate.

In questo momento č sul set di "Sonetaula” di Salvatore Mereu. Ci puň parlare un po’ della realizzazione di questo film.
Michele Banzato: “Sonetaula” racconta la storia di un ragazzo nella Sardegna tra gli anni ’30 e gli anni ’50 del secolo scorso. Ambientato in una terra arcaica, con luoghi belli e incontaminati e l’uso del sardo, lingua espressiva e concreta, il film vive di sole, pioggia, vento, neve, sudore, lacrime, distese di grano, montagne, mare, paesi e cittŕ. Vive, insomma, di tutti quegli elementi della natura fondamentali in una storia di grande realismo, non priva tuttavia di lampi onirici. Interpretato in gran parte da non professionisti, con volti di straordinaria veritŕ e bellezza, il film ha anche attori professionisti, molto bravi nel calarsi con verosimiglianza nella realtŕ storico-culturale della Sardegna di un tempo. Ancora una volta, come nella collaborazione a “Lettere dal Sahara”, ho partecipato ad un progetto anomalo nel panorama del nostro cinema, sia per la durata delle riprese, sia per l’appassionata e minuziosa precisione con cui il suo autore racconta un mondo affascinate e in parte inevitabilmente mutato.

Lei ha girato anche un cortometraggio…
Michele Banzato: Si, il titolo č “Punto di Vista” ed č interpretato da Sarah Maestri e Ignazio Oliva. Nato da un soggetto di Carla Rinaldi, con la quale ho scritto la sceneggiatura, il corto ci ha dato molte soddisfazioni: premi e menzioni, la candidatura ai Nastri d’Argento 2006 e la distribuzione in pellicola nelle sale della Fice. Un progetto low budget, realizzato grazie all’entusiasmo e alla professionalitŕ degli attori e del cast tecnico. La storia si puň cosě sintetizzare: nel corso di un esame universitario, una studentessa preparata decide di sedurre il suo esaminatore… E’ chiaramente un paradosso: perché seduce, se č preparata? La risposta č nelle caratteristiche del personaggio. Per entrambi i personaggi abbiamo lavorato sulle psicologie, attraverso i gesti, gli sguardi e poi le parole, evitando di adagiarci sul colpo di scena. Nel corso delle riprese, mi sono messo al “servizio” dei miei bravi attori, scegliendo uno stile semplice, apparentemente “elementare”, ma indispensabile a valorizzare le sfumature del “gioco” in atto.

Come considera il panorama cinematografico italiano del momento e come crede si possa migliorare la distribuzione delle pellicole italiane in sala?
Michele Banzato: La situazione del cinema italiano č critica: si produce poco e si rischia poco. Non servono tuttavia le lamentele, ma i fatti, e ciascuno č chiamato a fare la sua parte. Lo testimoniano alcuni recenti buoni film, come ad esempio “Uno su Due” di Cappuccio, “L’Aria Salata” di Colangeli o "L'Estate di Mio Fratello" di Pietro Reggiani , e attivitŕ di “resistenza” come quelle dell’associazione "MySelf" e "SelfCinema", “l’ultimo disperato, romantico tentativo di distribuire piccoli grandi film italiani completamente ignorati dai poteri forti, sia cinematografici che televisivi”, come ha scritto Aldo Fittante recensendo “Le ferie di Licu”, il bel documentario di Vittorio Moroni (FilmTV, n.19, 2007). E’ importante, quindi, che la nostra industria, facendo tesoro del meglio del suo passato, affronti con piů coraggio i temi importanti e spesso scottanti del Paese, prestando piů attenzione anche alle cinematografiche straniere, per trovare stimoli, idee e motivazioni per un vero rinnovamento sul piano dei contenuti e delle strategie produttive e distributive.

Quali sono i suoi prossimi impegni lavorativi?
Michele Banzato: Proseguirň l’attivitŕ di aiuto regista, che dovrebbe impegnarmi tutta l’estate, senza tuttavia rinunciare ai miei progetti.

23/05/2007

Simone Pinchiorri