Lettera dei "Centoautori" al Presidente della Repubblica
Questa mattina, al termine dell’incontro del Presidente della Repubblica con i candidati al
Premio David di Donatello 2007, una delegazione del movimento
Centoautori (Donatella Botti, Margherita Buy, Daniele Luchetti, Kim Rossi Stuart, Marco Bellocchio, Andrea Purgatori) è stata ricevuta dal Presidente Giorgio
Napolitano, al quale ha consegnato una lettera-appello a sostegno della cultura e del cinema firmata da 944 cineasti, tecnici, attori, rappresentati del mondo della cultura.
Uno stralcio della lettera sarà letto da Michele Placido nel corso della cerimonia di consegna dei David di Donatello (diretta RAI 2 dalle 18.30).
La lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dei Centoautori
Caro signor Presidente della Repubblica,
in occasione della cerimonia di consegna dei David di Donatello, un vastissimo gruppo di cineasti Le rivolge questa lettera aperta, consapevole della grande sensibilità e attenzione da Lei più volte dimostrate in merito a tutte le questioni culturali.
Sono anni che in Italia la cultura è considerata un valore secondario da relegare in un ambito tutto esteriore e privo di reale importanza. Noi crediamo che tale stato di crisi sia anche il frutto di una strategia politica. L’eccessiva acquiescenza al mercato e la trasformazione di ogni cittadino in teleconsumatore, senza regole certe in grado di difendere il diritto degli spettatori a una fruizione ampia e diversificata, hanno fatto dell’Italia un Paese con poca chiarezza sul suo presente e con poche speranze per il futuro.
Non ci stiamo rivolgendo a Lei, signor Presidente, per questioni di bottega, né tantomeno, per dirla volgarmente coi nostri denigratori, per battere cassa. Il cinema italiano è assistito dieci volte meno che in Francia e undici volte meno della nostra carta stampata, inclusi i cosiddetti giornali-fantasma. Ma l’informazione disinformata che racconta sempre di un cinema che fa film ladri e brutti, è solo un altro sintomo della malattia di un Paese che ha sempre meno amore e rispetto per la propria cultura, per i propri artisti e quindi per se stesso. Crediamo che sia venuto il momento di far qualcosa per ribaltare una situazione insostenibile e per far entrare in Italia, a tutti i livelli, dalla politica all’informazione, una benefica ventata di aria nuova.
Il 7 maggio, in un’assemblea gremitissima al teatro Ambra Jovinelli, alla presenza del Ministro dei Beni Culturali, il cinema italiano, per una volta tutto unito, per bocca dei suoi autori più prestigiosi ha parlato di democrazia, di etica, di libertà di espressione, di un autentico allarme civile riguardo al mercato cinematografico e, più in generale, ad un sistema audiovisivo che soffoca la libertà creativa necessaria a tutte le libertà, anche a quella degli imprenditori di rischiare e di investire. Il 7 maggio, per la prima volta dopo molto tempo, noi del cinema abbiamo deciso, in tanti, tutti assieme, che siamo pronti a lottare e ad accendere fuochi anche nelle altre arti e nell’informazione per riaffermare l’idea che la cultura è momento fondante dell’identità del nostro Paese ed elemento strategico del suo sviluppo.
Ci rivolgiamo a Lei, signor Presidente, perché abbiamo la certezza che come noi, e più di noi, senta la necessità di dare nuovo slancio al nostro Paese e far ripartire non solo l’economia, ma anche la cultura. Perché senza cinema, senza musica, senza arte, senza il bello, si spengono le luci, non si immagina più niente, ci si allontana dal resto del mondo e si muore di tristezza.
Roma, 14 giugno 2007
14/06/2007