Toschi Vignola: una fabbrica vera e, ora, anche un po’ fiabesca
Fin dall’inizio della preparazione più di un organizzatore ci mise in guardia sulle difficoltà produttive e organizzative che avrebbe significato girare in una fabbrica vera. Quella del vero, oltre che una condizione posta dal budget del film, è in realtà una scelta precedente: una scelta di racconto e di gusto.
Leggendo la sceneggiatura di "
Non Pensarci", per quanto fosse dettagliata e strutturata, mi rendevo infatti conto che potevano uscirne film completamente diversi se non addirittura opposti a seconda di quanto saremmo stati finti oppure no.
Così, riguardo ai personaggi di "
Non Pensarci", sentivo che dovevano assolutamente diventare delle persone il più possibile vere senza nessun timore che questo potesse diminuire il tono di commedia che già c’era. E per raggiungere questo senso di verità i luoghi sono ovviamente davvero molto importanti. Tra le location fondamentali del film c’è sicuramente La Fabbrica, il luogo che circonda Alberto, dove lui trascina quotidianamente il segreto del suo fallimento, il posto dove echeggia l’infanzia anche di Stefano e di Michela e che simboleggia la stabilità e l’identità familiari. Oltre a questo mi dava anche l’occasione per effetti magari semplici, ma irrinunciabili come vedere Stefano punk-rocker in camice da caporeparto che discute con una ragioniera di cose che non capisce e non capirà mai, o i tre fratelli che corrono a nascondersi come ragazzini alla visita sorniona e in realtà vitrea del padre. Così quando all’inizio mi hanno chiesto quante comparse volevo al posto degli operai io ho detto che preferivo gli operai, quelli veri che avremmo trovato là. Può sembrare marginale ma è una delle cose che ha dato il La’ e che ci ha fatto capire immediatamente il film che stavamo andando a fare. Poi che dire, a me quella fabbrica, la storica sede della Toschi dove sono nate le prime ciliegie sotto spirito e dove ora si producono tanti diversi prodotti, è piaciuta subito per i suoi colori, l’atmosfera vaporosa e dolciastra, gli spazi ampi…era davvero perfetta. E così l’operaio Giuseppe, con cui Battiston discute, ridendo e scherzando ha messo insieme tre degnissime pose. I signori Toschi, Massimo e Stefano, come nel film padre e figlio, hanno avuto una disponibilità concreta mai avventata e davvero speciale con noi e il film e alla fine hanno anche accettato che sotto i loro occhi avvenisse la distruzione di 200 vasetti di ciliegie sotto spirito. Per questi motivi e in particolare per l’abnegazione non da tutti i giorni - grazie solo alla quale si riescono ancora a fare i film - ringrazio i propietari e tutti gli operai di quella fabbrica vera e ora anche un po’ fiabesca.
Quindi grazie signori Toschi per averci fatto lavorare mentre tutti lavoravano intorno a noi. Senza far finta. Come noi del resto, che non eravamo certo là per fare dell’arte ma per strappare con le unghie e coi denti (visto che siamo oggi e in Italia) una storia anche molto semplice dall’assurdità e dalla minaccia del silenzio.
Gianni Zanasi03/09/2007