Note di produzione del documentario "Lame: La Porta della Memoria"
Come associazione culturale, ci siamo domandati in quale modo gli abitanti di questa città si preparino a vivere questo importante anniversario, se si preparano. E noi? Noi componenti di questa neonata associazione culturale, cosa sappiamo della vita bolognese di sessant’anni fa?
Fortunatamente ci sono ancora persone che sono sopravvissute a quegli eventi terribili e principalmente chiederemo a loro. Chiederemo una testimonianza precisa nei luoghi precisi dove sono accaduti quei fatti; luoghi che ora appaiono lontanissimi dalle forme, dagli odori e dai rumori di un’epoca che non riusciamo nemmeno ad immaginare. Ma se ci avviciniamo, possiamo ancora vedere i segni, le cicatrici delle ferite profonde inferte a questa città.
Segni che vanno via via scomparendo e che chiedono di essere indicati e raccontati per continuare ad essere simboli di una maturità civile che la città di Bologna ha pagato duramente anche dopo la guerra, fino ai giorni nostri.
Proveremo, utilizzando il linguaggio che ci è più consono – il linguaggio cinematografico – a realizzare un’operazione estetica, cioè a rendere di nuovo visibili quei luoghi, con l’ausilio del materiale fotografico degli archivi A.N.P.I. e Ansaloni accostato al paesaggio urbano di oggi durante una passeggiata storico-topografica con alcuni dei protagonisti della Resistenza bolognese; ma ci interessa anche un’indagine semantica all’interno della nostra città, per cui chiederemo, alle stesse persone, ma anche alla gente che incontreremo per strada, nelle scuole, il significato di alcune parole che sono state riprese anche dalle più alte cariche istituzionali. Parole come democrazia, libertà, giustizia, patria, resistenza.
Resistere. Rafforzativo di esistere, esistere in maniera più forte. Stare insieme.
Sappiamo che le risposte degli odierni cittadini potrebbero essere deludenti, soprattutto per quelle persone che hanno dato tanto, che hanno messo in gioco la propria vita anche per la nostra di oggi.
Eppure siamo in grado di vedere a Bologna una bellissima metafora. La vediamo nelle statue di Porta Lame, ottenute dalla fusione di un grande bronzo raffigurante Benito Mussolini a cavallo. E la metafora ci pare espandersi anche dentro porta, nell’area delimitata da via Lame, via Riva Reno, via Marconi, via Don Minzoni e viale Pietramellara; qui, dove uomini hanno combattuto e ucciso, sta sorgendo un nuovo polo culturale della città: la nuova sede dell’ARCIGay – Cassero alla Salara, la nuova Cineteca, la Manifattura delle Arti, con i nuovi spazi universitari, della Soffitta e del Lumière, la futura Galleria d’Arte Moderna.
Anche a chi ora agisce in questi luoghi chiederemo un contributo alla Resistenza, allo stare insieme, a dare significato alle parole.
Il Presidente
Danilo Caracciolo ed i relatori
Elio Talon e
Andrea Trombini