Intervista all'attore Ernesto Mahieux
Negli ultimi anni sta sempre più scomparendo la figura dell’attore caratterista, tipica nella storia del nostro cinema. Lei forse rimane oggi l’unico grande esempio di caratterista. Quale crede che sia la causa di questo fenomeno?
Ernesto Mahieux: Io credo che in realtà ci siano molti caratteristi, ma bisogna cercarli. I registi del cinema italiano sono un po’ pigri e non vanno a teatro. Se lo facessero troverebbero una miriade di caratteristi, probabilmente più bravi di me. Lo stesso Matteo Garrone mi ha trovato per puro caso, per un caso di fortuna, mia e sua.
E’ stato presente in passato al “Magna Graecia Film Festival” con diverse opere prime, tra cui “Salvatore, Questa è la Vita” e “Nero Bifamiliare”. Oggi ritorna con “Lascia Perdere, Johnny”, a dimostrazione del suo attaccamento al “futuro del cinema”. Cosa la spinge a selezionare e a sposare le prima fatiche degli esordienti?
Ernesto Mahieux: Mi piace sempre riuscire a rimettermi in gioco. In questo caso era una garanzia, perché stare al fianco di Bentivoglio non era affatto un’opera prima. Quando una vecchia volpe del cinema come Fabrizio, mi ha offerto un personaggio bellissimo, forse il più bello del film, ho accettato subito. Con un cast che comprende i fratelli Servillo, Valeria Golino, Lina Sastri e lo stesso Bentivoglio, non potevo che buttarmi a capofitto.
In “Lascia Perdere, Johnny” interpreta il ruolo di un impresario tuttofare, un po’ come nella realtà. Lei si è reinventato cuoco, rivenditore d’auto, agente letterario e attore. Questa somiglianza ha influito nella rappresentazione del suo personaggio?
Ernesto Mahieux: Si, tutto questo è vero e le aggiungerò che nella mia carriera artistica ho avuto spesso a che fare con questo tipo di pseudo-impresari, tipici degli anni ’70 che combinavano dei guai terribili e poi scappavano al momento del pagamento. A volte ne sono stato vittima io stesso!
Nella sua carriera ha interpretato numerosissimi ruoli, ma quello che Garrone le ha offerto ne “L’Imbalsamatore” rappresenta forse oggi uno dei personaggi più controversi e meglio costruiti della storia del cinema contemporaneo. E’ d’accordo?
Ernesto Mahieux: “
L’Imbalsamatore” mi rimarrà nel cuore per quello che mi ha dato, mi sta dando e mi continuerà a dare. La mia vita artistica, nonostante avessi alle spalle trent’anni di carriera, è sbocciata nel cinema con questo film. E’stato un personaggio che non pensavo potesse arrivare a tanto e mi è capitato di incontrare ragazzi e ragazze che hanno scelto di svilupparne una tesi universitaria, una delle quali in Germania. Non pensavo che Valerio Caprara mi dicesse che si tratta di uno dei film più belli degli ultimi vent’anni e qualche suo collega arrivasse a definirlo un capolavoro assoluto.
24/07/2008, 16:01
Antonio Capellupo