Note di regia del documentario "L'Eredità di Marinella"
Marinella è una ragazza che ha suscitato in me, sin dal primo momento, una grande simpatia. È piene di energia, è allegra, ma allo stesso tempo sembra una grande osservatrice. In questo lavoro, ha, inoltre, dimostrato un grande coraggio: è stata disponibile a mettere in scena la sua malattia, la sua sofferenza, senza veli o finzioni, mostrandosi crudamente. Marinella non ama perdere tempo,anche perché non è ha molto, se non faccio male i conti le restano poco meno di cinque anni di vita. La corea di Hungtinton è una bomba a tempo inesorabilmente precisa. Perché ha voluto fare questo documentario Marinella? Da quello che ho capito parlando sia con lei che con i suoi familiari c’è più di un motivo. Il motivo principale era quello di mandare un segnale alla gente in merito a questa malattia, far conoscere i problemi di queste persone, far capire che Italia non c’è un’assistenza pubblica specifica per questo tipo di patologia che coinvolge in modo drammatico non solo i diretti interessati, ma anche i familiari. Inoltre, l’assenza di una cura condanna questi malati ad una morte certa:le terapie attuali contrastano debolmente i sintomi fisici, ma non intervengono sull’allungamento della vita di questi malati.
Fra l’inizio dei primi sintomi al decesso trascorrono al più 15 anni, poi stop, fine, alt, più niente.
Roberto Quarta