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"Giulia Non Esce la Sera": il ritorno al cinema di Giuseppe Piccioni


Il nuovo film di Giuseppe Piccioni, pur non essendo il suo migliore, è comunque un'opera la cui visione lascia scossi ma non confusi, merito di un film pregevole almeno di una buona considerazione.



Mastandrea e la Golino in "Giulia Non Esce la Sera"
A poco più di quattro anni da "La Vita Che Vorrei ", Giuseppe Piccioni ritorna al cinema, ed il suo rientro in scena va in a priori salutato nel migliore dei modi. L’artista marchigiano che ha debuttato con "Il Grande Blek" (che è anche il primo film prodotto da Domenico Procacci) si è infatti senza dubbio segnalato con il progredire della sua attività come uno degli autori italiani più degni di questo nome, e 01 Distribution lo ha premiato credendo nel suo nuovo lavoro che è uscito con 181 copie (quota insolita per un film dichiaratamente scomodo e non rivolto al grande pubblico).

La tematica dei precedenti film del regista originario di Ascoli Piceno è sempre stata in generale incentrata sulle solitudini di personaggi allo sbando ed in distonia di fronte agli eventi della vita, in progressiva perdizione nei confronti della loro ricerca di un senso alle loro peregrinazioni in grado di renderli almeno potenzialmente propensi a perseguire fiduciosi le loro esistenze. Nessun tipo di argomentazione può essere a personale avviso più sincero, autentico ed attuale e quindi fondamentale di questi tempi in cui la nostra identità perde progressivamente il suo centro nei confronti delle insicurezze degli anni che viviamo colmi degli agguati sempre più indistinti provenienti dalla realtà.

Con "Giulia Non Esce la Sera" Piccioni persegue il suo percorso intellettuale cercando di arricchirlo di spunti (anche espressivi) nuovi coniugati ai suoi intenti d’autore qui proposti in modo mai così definitivo.
Il film”, ha tenuto a precisare il regista, “nasce in seguito ad un momento di sbandamento in cui non sapevo che direzione prendere. Ho iniziato ad andare in piscina e da lì è partito tutto, perché mi è sembrato un ambiente particolarmente interessante dal momento che ti tiene scollegato dal mondo esterno; mi è parso il luogo migliore per accogliere i protagonisti del mio film in fuga dalla vita. Giulia e Guido sono infatti due personaggi che non hanno presa sulla realtà a causa delle loro frustrazioni; la piscina diventerà per loro non solo una semplice via di fuga ma più che altro la possibilità di un nuovo coinvolgimento nel mondo: è questo l’aspetto che mi premeva fare emergere con questa storia. I due iniziano infatti insieme un percorso che insegnerà loro a rivolgere un nuovo sguardo sul mondo. Guido è attratto da Giulia perché evidenzia di sé quel distacco da tutto che permette appunto a lui un esodo dalla sua malinconia, la scoperta di una malia da cui farsi coinvolgere (e travolgere) per riprendere un po’ di entusiasmo nei confronti della sua vita ormai disgregata. Giulia sente il bisogno di una persona che creda nuovamente in lei e a cui rapportarsi in modo autentico”.

Il nuovo film di Giuseppe Piccioni non è però purtroppo tra i suoi migliori. L’espressionismo surreale delle immaginazioni professionali di Guido è infatti sicuramente insolito nel cinema del regista marchigiano ma altrettanto debole e male amalgamato al tono generale del resto della narrazione; mal si accorda infatti alla sua generale capacità di linearità, in particolare a quella di "Fuori dal Mondo", la cui struggente malinconia, sicuramente anche per la migliore coerenza drammaturgica, funzionava appunto a dovere. Stesso discorso va fatto per le battute messe in bocca al personaggio del protagonista che paiono eccessivamente cucite addosso ai ruoli scanzonati che Valerio Mastandrea ha già in passato interpretato; il personaggio di Giulia d’altro canto pare ricordare troppo quello della ex brigatista di "La Seconda Volta", il primo lungometraggio di Mimmo Calopresti. Certo se in alcune momenti la sceneggiatura del nuovo lungometraggio di Giuseppe Piccioni non è particolarmente ispirata in altri funziona bene; è credibile, intrigante ed interessante ad esempio il rapporto tra e con gli adolescenti, sono apprezzabili almeno diverse situazioni tra Guido e Giulia, specialmente alcuni dialoghi che colgono nel segno per la loro sincerità introspettiva e drammatica (ad esempio il colloquio tra Giulia e la figlia Viola). E’ poi sicuramente d’impatto la coerenza degli intenti, il voler portare sino in fondo una vicenda che dice di quanto possa riuscire ad apparire crudele e senza via di scampo la vita vera che comunque si porta avanti spesso per noia o semplice istinto di sopravvivenza; questo nuovo cinismo di Piccioni, mai così inconsolabile, è un ulteriore elemento che va senza dubbio menzionato. La visione di "Giulia Non Esce la Sera" lascia quindi scossi ma non confusi, e questo è un ulteriore ed importante pregio (ricorda quello di un capolavoro come "La Stanza del Figlio") di un film che merita perlomeno sicuramente una buona considerazione.

02/03/2009, 17:50

Giovanni Galletta