Note di regia del film "Vincere"
Non avevo mai sentito parlare di questa storia. L’ho scoperta da un documentario visto in TV qualche anno fa: "
Il Segreto di Mussolini" realizzato da Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli. Questa Ida Dalser, che da Mussolini ebbe un figlio prima riconosciuto e poi rinnegato, mi sembrò una donna straordinaria. Una donna che gridò la sua verità fino alla fine, nonostante il regime cercasse di distruggerne ogni traccia. La moglie e il figlio segreto di Mussolini erano uno scandalo da nascondere. Al punto da cancellare le loro esistenze, non solo fisicamente, entrambi furono rinchiusi in manicomio dove morirono.
Ma se si va ancora oggi nella terra della Dalser, in Trentino, è incredibile quanto la memoria collettiva abbia conservato il ricordo vivissimo di questa tragedia omessa dalla storia ufficiale. Su cui sono stati scritti due libri (La moglie di Mussolini di Marco Zeni e Il figlio segreto del duce di Alfredo Pieroni) ricchi di documenti e testimonianze. Come ad esempio le lettere che la Dalser scriveva numerosissime alle più alte autorità, persino al Papa (e naturalmente a Mussolini), implorando di essere riconosciuta come la moglie legittima di Mussolini e la madre del suo primogenito. E anche alcune lettere di risposta del duce.
Non mi importava marcare e denunciare le nefandezze del regime fascista. Sono rimasto profondamente colpito da questa donna e dal suo rifiuto assoluto di qualsiasi compromesso. In fondo avrebbe potuto accettare di tornare nell’ombra, magari lautamente beneficiata come avvenne per tante altre amanti di Mussolini e come sempre è accaduto per le amanti dei potenti della storia.
Lei no, lei voleva rivendicare una sua identità. Lei non poteva accettare il tradimento di quest’uomo, un uomo che, come scrive nelle sue lettere, ha amato in modo assoluto, a cui ha dato tutto, anche il suo patrimonio. Ma Mussolini, diventato Duce, di quell’antico amore si doveva disfare, anche per non compromettere minimamente il rapporto con la Chiesa con la quale il regime stava lavorando per arrivare alla firma dei Patti del ’29. Tanto che il Papa lo definì in seguito l’uomo della Provvidenza. Madre e figlio dovevano sparire e con loro i documenti del matrimonio e della nascita del figlio a cui verrà cambiato il nome. Non dovevano più esistere.
Marco Bellocchio