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Note di regia del documentario "Il Figlio di Amleto"


Note di regia del documentario
Il film ricostruisce, a vent’anni di distanza, i motivi e le ambiguità di quel rapporto, scoprendone una reciproca infatuazione e dipendenza. Da una parte il giovane artista ammaliato dal grande intellettuale e dalla vetrina milanese; dall’altra l’anziano scrittore, cattolico e omossessuale, con un forte disagio per la propria ricchezza e che non può fare a meno di aiutare chi sta peggio di lui.
Povero e lombardo, ribelle e senza padre, dal viso angelico, isolato e sognatore, “sapiente” e sgrammaticato, Sergio Battarola è stato il prototipo di quei giovani squattrinati e senza padre che Testori aveva amato e aiutato negli ultimi anni della sua vita. Di questi figli Sergio è stato l’ultimo. L’unico rimasto povero.
Il film si incentra sul rapporto padre-figlio che si è formato negli anni in cui Sergio e Testori si sono conosciuti. Rapporto iniziato negli anni Ottanta e terminato al capezzale di Testori, poco prima di morire nel 1993.
Da allora il pittore Battarola è sempre rimasto nella sua provincia, senza riuscire più ad approdare al grande mercato milanese. Ogni tanto un articolo su un quotidiano locale, una occhiatina di Sgarbi, una piccola mostra, un prete collezionista o addirittura le lusinghe di un giovane regista, aizzano le speranze di Battarola di poter tornare in auge.

Francesco Gatti