Note sul film "Viola di Mare"
Viola di Mare è la storia d’amore di due giovani donne, Angela e Sara, cresciute nel medesimo microcosmo arcaico, ma suggestivo e di superba bellezza.
L’intreccio del film prende spunto da un fatto realmente accaduto, nella seconda metà dell’’800, in una delle isole della Sicilia. Una storia trasformata in leggenda dal vocio popolare e dallo scorrere del tempo e riportata alla realtà dalla sapienza narrativa del cinema, di quel “buon” cinema capace di universalizzare il dato storico per arrivare al cuore dello spettatore e della spettatrice veicolando una magica modernità.
Così la vicenda di Angela e Sara, il loro amore, il coraggio della verità, la sete di giustizia diventano la storia di ogni essere umano di ieri e di oggi. A rendere possibile questa alchimia ha contribuito forse la singolare sinergia operativa del film, quasi interamente al femminile, forse la bellezza del paesaggio, la bravura degli attori, ma più di tutto, di certo, una produzione tenace e coraggiosa.
Viola di mare parla d’amore, di quell’amore intenso e urgente che è proprio della giovane età, ma anche di chi sfida i codici sociali. Il film racconta anche di sopraffazioni, ingiustizie sociali e dei “millenari” soprusi patiti dalle donne, tutto quello contro cui la protagonista, Angela, oppone una irriducibile resistenza.
Così come è irriducibile il suo “attacco”, ora furioso ora romantico, nei confronti di Sara che non si arresterà fino a quando l’una cederà alla passione dell’altra. Tra le due si istaura un patto temerario, quasi avessero ritrovato l’energia delle origini dell’umana natura, le molteplici pulsioni dell’animo umano sopite dai codici della sociale convivenza.
E se tutto ciò contro cui deve lottare richiederà un prezzo, Angela si dispone a pagarlo. Accetta una metamorfosi esteriore, si travestirà da uomo senza mai rinunciare, nell’intimo, alla sua identità di donna.
Nel film i diversi tempi della passione, il tempo della scoperta, quello della gioia, della felicità e del dolore si intrecciano con i tempi della natura che, con i suoi ritmi, ora luminosa e quieta ora furiosa, fa da contrappasso allo snodarsi della storia.
Il cerchio narrativo si chiude con un esito imprevisto, forse doloroso, che però vale a ricomporre l’identità della protagonista e a conferire significato alto alla legge del desiderio, l’unica per la quale, come Angela ci fa intendere, valga la pena di pagare un prezzo.
Pina Mandolfo10/10/2009, 15:41