Note di regia del documentario "GGGiovani - Ragazzi di Locri "
17 ottobre 2005. Roma. Il giorno dopo l’omicidio Fortugno.
In tv scorrono immagini gia viste, gia sentite. Striscioni, cori, facce pulite, innocenti. Interviste su interviste, belle frasi, belle parole.
Dopo un mese noto che tutto questo non è ancora scemato, a differenza di altri periodi di “rivolta”.
Dopo due mesi le facce innocenti sono ancora sulla cresta dell’onda. Sono stupito.
A Natale finalmente scendo in Calabria, per respirare quell’aria che da fuori mi sembrava finalmente “diversa”. Mi avvicino a quei ragazzi, ci parlo. Rimango contento dell’effetto che mi fanno: semplicità assoluta,senza buffonaggine né eroicità.
Inizio a “sondare”, a chiedere in giro, tra la gente, cosa si dice, cosa si pensa di questi ragazzi che da 3 mesi non si sono ancora rassegnati.
“Una massa di buffoni , pagliacci!”; “Chi si credono di essere??”; ”Che cosa stanno facendo di concreto??”...
Capisco che la “rivoluzione” c’è stata solo in pochi. Non mi meraviglio.
Tornato a Roma rifletto, focalizzo meglio sull’isolamento in cui li ho trovati; capisco meglio la loro posizione nella società: gli idealisti e utopisti emarginati dai “realisti”, abbandonati ai loro sogni di cambiamento.
Ma non mi rassegno. Continuo a seguirli, ad osservarli da lontano. C’è qualcosa dentro di me che non riesco a decifrare. Vorrei fare qualcosa, ma non so cosa.
Passano i mesi e ancora sono li, “illusi”, e molti di meno.
Ad un certo punto, nella mia stanza di Roma, riesco a “vedere” perfettamente la “cosa” che potrei fare, come dare il mio contributo: un documentario. Ma su chi? come? Sui ragazzi di locri? Ce ne sono stati e ce ne sono già tanti di reportage su di loro; se n’è già parlato tanto…
Ma seguendo i loro discorsi sui loro forum in internet, mi accorgo che in quei reportage e in quelle interviste manca qualcosa di loro, la cosa essenziale, la cosa che tutti, politici, giornalisti, compaesani criticoni ecc. hanno dimenticato e su cui hanno sorvolato, nonostante la pronuncino ogni volta che li citano:
RAGAZZI di Locri, “RAGAZZI”, il loro essere “soltanto” ragazzi!
E cosi che li ho sempre visti e li continuo a vedere e osservare...
In tutta la serietà dei loro discorsi e della loro battaglia riesco e voglio “vedere” e notare prima di tutto il loro essere ragazzi, la goliardia, la “spensieratezza” della loro età.
Quindi mi fisso l’obiettivo: fare un documentario su di loro e non sugli eventi; raccontarli e studiarli “dall’interno”, scoprendo di piu, andando oltre alle belle e sincere frasi contro la mafia. Quindi seguire un percorso piu socio-antropologico che solamente informativo.
E’ bello vedere che dei ragazzi si stanno ribellando alla mafia, ma forse è piu interessante capire prima chi sono quei ragazzi, perché sono arrivati a questo, che facevano fino al giorno prima, come vivono. E alla fine fare una scoperta: scoprire che sono “normali”, che non stanno facendo niente di eclatante , ma soltanto il loro dovere ; niente di anormale, ma soltanto un percorso che dovrebbero fare tutti, cioè il percorso normale di ogni ragazzo che vuole vivere in una società “normale”.
Vincenzo Caricari