Note di regia del documentario "A Nord Est"
Questo lavoro è il risultato di due anni di perlustrazioni nella regione veneta. Un lento e difficile processo di avvicinamento a una terra per noi sconosciuta e carica di mistero, diffidente e sfuggente, restia a raccontarsi come a farsi raccontare. Il progetto ha preso avvio dall’enorme contraddizione che si presentava ogni qualvolta ci capitasse di attraversare il paesaggio veneto, soprattutto nella zona compresa tra Mestre e il lago di Garda. La terra-simbolo dell’Italia ricca e avanzata appariva nella realtà come un animale ferito e sofferente, che nascondeva dietro di sé il sentimento di una perdita irrimediabile. Un territorio segnato da selvagge lottizzazioni, un paesaggio in perenne mutazione, una marginalità capillare, tutto l’opposto dunque dell’immagine che solitamente ci si fa del benessere. Tuttavia, a ricordarci che non si trattava di una regione povera e disagiata erano gli innumerevoli fuoristrada, le villette dalle forme più sfarzose e disparate, i centri commerciali dai parcheggi stracolmi. Un’ambiguità simile non può non trasformare questa regione da simbolo di prosperità in simbolo di uno sviluppo traumatico, non dissimile peraltro a quello di molti altri luoghi del nostro pianeta. Le interpretazioni politiche e sociologiche abbondavano, tuttavia sentivamo la necessità di metterci ad osservare dettagliatamente questa terra e farne emergere un’immagine vera, che parlasse da sola con la nudità dei luoghi e della vita umana che la popolava. Ci siamo così messi in viaggio per la Statale 11, un asse lungo il quale si estende per circa 150 km un’unica “città diffusa”. Un’indistinta e continua periferia, che sorge parallela e lontana dai centri urbani, annullando i tradizionali confini tra città e campagna. Sia durante le riprese che in fase di montaggio abbiamo scelto di restituire l’impressione che il viaggio si facesse da sé, raccontando con la precisione e l’imparzialità di un cartografo tutto ciò che vive ai margini dello sguardo quotidiano lungo questa statale e nei suoi dintorni: tra le anonime strade di un sobborgo, nei recessi delle periferie, tra fabbriche e capannoni, tra i ruderi di un casolare e negli angoli sperduti di un campo. Un paesaggio dove l’uomo è spesso in solitudine, contemplatore indifferente o rassegnato di un territorio distaccato dalla sua vita, eppure un tempo così profondamente unito ad essa. Un mondo ai margini, cui si accompagnano le storie raccontate lungo il tragitto dagli sguardi e dalle voci di alcuni personaggi che lo abitano e ne vivono le più evidenti contraddizioni. Personaggi che, come in ogni viaggio, ci hanno lasciato delle impronte indelebili pur nella loro fugacità. Vittime rassegnate, solitari disillusi, consapevoli uomini d’affari, sullo sfondo di un mondo contadino perduto, dei cui ultimi residui fisici e culturali, ormai in procinto di scomparire del tutto, abbiamo voluto raccontare la traccia.
Milo Adami e
Luca Scivoletto