Note di regia del documentario "La Balena di Rossellini"
Nel 1971 Roberto Rossellini vive uno dei suoi anni più intensi: progetta “Caligola”, “La storia della rivoluzione industriale”, “La storia della scienza”, “La storia della nostra alimentazione”, gira “Blaise Pascal”. Nello stesso anno conosce Salvador Allende su suggerimento del figlio Renzo, quando il presidente cileno promuove l’operazione Verdad. A maggio Allende gli concede una lunga intervista nella sua abitazione privata di Santiago del Cile, intervista preparata in tre giorni.
Rossellini tornò dal Cile con materiale documentario sulle miniere di rame a cielo aperto e con un’idea, la trama di un film ispirato ad un fatto di cronaca: il 27 ottobre del 1971 una grande balena si era arenata sulla spiaggia di una località a centocinquanta chilometri a nord di Santiago, Playa de Los Vilos. Da questo fatto trasse una specie di parabola sulla ricchezza e sulla felicità.
Fu così che Rossellini mi propose di realizzare un film sotto la sua supervisione. Ma la situazione in Cile peggiorava e il progetto venne abbandonato.
È Renzo Rossellini che ha trovato tra i numerosissimi fascicoli del padre, sceneggiature, progetti, appunti, un ritaglio di giornale del 28 ottobre del 1971.
Recita così ‘El Mercurio’ in un articolo a cinque colonne con fotografie: “Ballena Agoniza en la Playa de los Vilos” e casualmente ha chiesto a me, se ne sapessi qualcosa. Proprio a me, che quel giorno ero andato a trovarlo per portargli una copia del mio libro “La balena di Rossellini” (Guerini e ass. Milano, 2005) e, come in un gioco di specchi, domandare a lui se conoscesse questo soggetto dimenticato.
I lenti cerchi concentrici della Storia arrivano a lambirci, a volte, come per una necessità: qualcosa cioè che spinge le persone e le cose verso una direzione, l’indizio che fa scoprire il colpevole, il biglietto ritrovato che vince alla lotteria.
Non si è trattato certamente di rifare il film, né di mettere in scena un audiovisivo con il gusto alessandrino di imitare uno stile, quello di Rossellini. Piuttosto di immaginare le suggestioni, le curiosità che lo avevano spinto ad interessarsi a questa favola, ricostruendo anche la “tensione”, il contesto storico del Cile in quell’anno.
Il repertorio televisivo di quei mesi, brani della stessa intervista di RR ad Allende, testimonianze, articoli di giornale, interventi di storici del cinema, di studiosi dell’opera di Roberto Rossellini possono fare da ineccepibile cornice storica in cui racchiudere la parabola. E le migrazioni dei grandi cetacei mescolati alla descrizione della vita quotidiana in quei villaggi sul Pacifico che sono ancora molto simili a quello raccontato nella storia.
Non c’è la prefigurazione di un modulo per raccontare “La balena di Rossellini”, s’è mossa per vie troppo inconsuete per racchiuderla in una struttura narrativa rigida.
Tramite i ricordi di Renzo Rossellini, Emidio Greco, Adriano Aprà, Enrico Ghezzi, Franco Ferrarotti, la voce di Salvador Allende dall’intervista di RR, qualche mia considerazione sull’esperienza di lavoro con Roberto e su questo soggetto che ha dormito per trentanove anni nella mia memoria e nella pagina del quotidiano ritrovato, il documentario cerca di portare alla luce quest’opera incompiuta del grande Maestro.
Claudio Bondì