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Gli obbiettivi degli Stati Generali del Documentario in Toscana


Gli obbiettivi degli Stati Generali del Documentario in Toscana
Obiettivo primario degli Stati Generali è la valutazione dello stato dell'arte del documentario in una regione che vuole puntare proprio sul "cinema del reale" come prospettiva specifica, per poi stimolare un nuovo processo per lo sviluppo, la produzione, la distribuzione e la diffusione del documentario.
L'evento offre dunque l’occasione per aprire un tavolo di progettazione comune con i vari soggetti che operano in ambito del cinema documentario, sia in ambito privato che in ambito pubblico.
In particolare, gli Stati Generali si propongono di fare emergere tutte quelle proposte e quelle idee capaci di rafforzare la qualità della produzione documentaristica toscana, agendo nei differenti ambiti della formazione, della produzione e della diffusione, ipotizzando politiche di sviluppo adeguate e sinergie funzionali ad una crescita armonica di tutto il settore.
I tavoli di discussione sono dunque tre:
Il Tavolo dedicato alla PRODUZIONE, quello legato alle tematiche inerenti la DISTRIBUZIONE e la DIFFUSIONE del Cinema Documentario e quello riguardante l'ambito di FORMAZIONE.
L'obiettivo è dunque quello di stimolare una discussione, partendo da esperienze concrete e da proposte operative, con l'intento di tracciare linee progettuali che dovranno necessariamente avere seguito fattivo a partire dal giorno successivo. Si renderà pertanto particolarmente utile fissare un nuovo appuntamento collettivo tra Marzo e Aprile del 2011 per registrare progressi, ostacoli e comunnque per rivedersi e chiacchierare insieme di cinema documentario.

PRODUZIONE
In questo momento storico produrre Cinema Documentario in Italia (si potrebbe dire produrre cinema in generale, ma il documentario ha le sue specificità di genere anche in questo) è un'operazione piuttosto complessa.
Come noto, se nel resto del mondo le televisioni rappresentano il naturale canale di diffusione del film documentario e di conseguenze, attraverso co-produzioni e preacquisti, anche la maggior fonte di finanziamento, in Italia le televisioni non producono praticamente documentari e ne trasmettono pochissimi. A parte qualche sporadica eccezione, manca dunque il motore principale al quale il cinema documentario si rivolge per proporre progetti e trovare finanziamenti.
Aldilà di una battaglia per modificare lo status-quo della televisione pubblica, la scommessa è dunque cercare altrove le risorse necessarie al finanziamento dei film e anche, cosa non da poco, alla sopravvivenza della struttura di produzione stessa.
Una delle strade percorribili è rivolgersi alle televisioni estere e proporre i progetti ai Commissioning Editors delle televisioni internazionali, molte delle quali hanno slots di trasmissione dedicate al documentario d'autore. Gli Italian Doc Screenings sono il principale mercato internazionale in Italia ed il fatto che venga tenuto per la prima volta a Firenze è sicuramente un elemento di pregio.
Più difficile è la strada della distribuzione non televisiva, ovvero quella che conta di riprendere sul mercato delle vendite su supporto (o via web) tutti gli investimenti legati alla produzione del film (è però importante aumentare l'ambito di possibilità che ne derivano e questo è un argomento che verrà ampiamente trattato al tavolo della Distribuzione, ma che si lega inscindibilmente con le possibilità di Produzione).
Rimangono percorribili fondamentalmente altre due strade: quella del finanziamento pubblico e quella del supporto privato.
Per quello che concerne il Finanziamento Pubblico, l'esperienza dei Fondi Regionali di Sostegno all'industria audiovisiva vanta numerosi esempi in ambito europeo e si lega sia a politiche culturali, sia ad investimenti mirati ad un ritorno economico sul territorio (a più livelli).
Dal 2009 è attivo anche in Toscana il Fondo Cinema che rappresenta un importante passo avanti nel panorama toscano dell'audiovisivo.
Riconoscendo dunque in primis l'importanza del Fondo, che dedica al cinema documentario più paragrafi, e partendo dunque da questo, pare utile mettere l'accento su quelli che risultano essere i punti atraverso i quali il Fondo Cinema potrebbe migliorare il suo apporto per il potenziamento del settore documentario in Toscana.
In primo luogo sarebbe fondamentale un aggiustamento degli obiettivi che il Fondo si prefigge:
Al momento è osservabile una predominanza assegnata alle esigenze di una generica promozione del territorio rispetto a quelle di un vero sviluppo economico del settore audiovisivo e questo limita la portata del Fondo e la capacità di incidere in maniera significativa sul tessuto produttivo Toscano.
Sarebbe invece auspicabile che il Fondo divenisse (è nelle sue potenzialità) uno strumento capace di fungere da volano per la crescita dell'intero comparto audiovisivo della Regione, generando un ciclo virtuoso in grado di attrarre investimenti dall'esterno. A tale scopo l'amministrazione regionale è chiamata ad effettuare una precisa scelta d'indirizzo.
1) Per muoversi in tale direzione, nel concreto, il primo passo realizzabile riguarderebbe l'implementazione del concetto di "territorialità". Il requisito cardine per la partecipazione al bando dovrebbe diventare la localizzazione nella Regione Toscana dell'impresa richiedente, che potrebbe presentare anche progetti di documentari non legati a tematiche locali .
2) Le imprese non residenti, viceversa, potrebbero non essere del tutto tenute fuori dal bando, ma la loro partecipazione potrebbe essere sottoposta a vincoli, anche questi presenti nelle regolamentazioni di altri fondi regionali: innanzitutto dovrebbero proporre progetti inerenti il territorio della Regione. Sarebbero poi vincolate a individuare una società con sede legale nella Regione come coproduttore, oltre che come referente per la richiesta del fondo. Dovrebbero infine essere vincolate a spendere almeno il 150% del finanziamento sul territorio.
Come avviene nel resto d'Europa, l'incentivo alle imprese non residenti a legarsi con le imprese toscane in vincoli di co-produzione darebbe peraltro la possibilità di una crescita professionale e potrebbe aprire a meccanismi di reciprocità salutari per tutto il settore incentivando lo sviluppo di reti lavorative e l'internazionalizzazione delle strategie creative e produttive.
3) A norma del Fondo Cinema Toscano la cifra massima messa a disposizione ogni anno PER I DOCUMENTARI è pari a € 150.000 con i quali sono finanziabili un massimo di 3 progetti (per 50.000 euro max ciascuno). La cifra in oggetto pare però sottodimensionata in relazione agli obiettivi Regionali di investimento sul documentario, specie se confrontata con altri Fondi regionali (come ad esempio il Piemonte Doc Fund che nello stesso 2009 destinava 500.000 euro al finanziamento di documentari, con i quali tra l'altro sono state finanziate ben 53 opere). Allo stesso modo il numero di 3 documentari pare restrittivo (ed è probabilmente già in corso di modifica).
Sarebbe dunque auspicabile, da una parte aumentare il plafond destinato alla produzione specifica di documentario, dall'altra eliminare il limite dei 3 progetti finanziabili e mantenere il plafond deliberato vincolato nella sua interezza all'ambito documentario (attualmente se i 3 documentari vengono finanziati - come accaduto - per una cifra complessiva ben inferiore ai 150.000 euro, il residuo entra a sostegno di tutto il fondo e non soltanto del documentario, PERDENDO ULTERIORI RISORSE PER IL SETTORE).
Molti documentari, per poter competere con lo standard qualitativo delle produzioni europee necessitano effettivamente dei 50.000 € che il fondo esprime come cifra massima concedibile. Altri lavori possono però necessitare di molto meno, perchè già in gran parte finanziati o perchè destinati ad un mercato di tipo diverso. La possibilità di poter giostrare il plafond finanziario su più progetti, valutando caso per caso la consistenza dell'intervento, è sicuramente di grosso aiuto per aumentare il quantitativo di film prodotti in un anno.
4) In questo senso è stata sentita anche l'esigenza di favorire l'ingresso al fondo anche a nuove produzioni o nuovi autori che allo stato attuale difficilmente potrebbero beneficiare del finanziamento stante l'apertura alle sole piccole o medie imprese italiane o comunitarie costituite in forma societaria con capitale versato di almeno 10.000 euro. Se appare evidente il riferimento della norma ad una tutela che il Fondo stesso vuole avere, d'altra parte potrebbe essere auspicabile, sempre in presenza di progetti di altissima qualità ed assoluta fattibilità, l'apertura anche a persone fisiche o Associazioni Culturali a forme di finanziamento con un limite massimo a 10.000 euro ed un erogazione del finanziamento ad opera ultimata.
5) Infine, sarebbe veramente utile poter ampliare l'ambito di operatività del Fondo, nel settore del documentario, non soltanto per quello che riguarda l'ambito strettamente produttivo, ma anche per lo sviluppo del progetto (finalizzato ad attività di ricerca e documentazione, scrittura, produzione di eventuale promo, ricerca di finanziamenti e coproduzioni, prevendite e altri accordi pre-produttivi di distribuzione e licenza) e per la post-produzione del documentario.
Sempre a livello pubblico, e staccandoci dal Fondo Cinema, sarebbe auspicabile che fossero attivati Fondi di minore entità ma presenti con continuità anche nell'ambito delle Province che in quello dei Comuni: entrambi gli enti territoriali si trovano con frequenza a finanziare documentari anche per scopi interni al proprio patrimonio paesaggistico o museale. Sarebbe interessante se tali finanziamenti potessero avere una regolamentazione e una strutturazione, anche a carattere periodico e se decidessero di puntare su realizzazioni di qualità basate più su racconti di creazione che su materiale istituzionale.
Sicuramente più complesso e diversificato il panorama a livello di settore Privato. Esistono già alcuni esempi di film documentari finanziati, quantomeno in parte, da aziende o fondazioni private, sia per fini pubblicitari e e/o di sponsorizzazione, sia per fini di sostegno culturale.
Tali finanziamenti risultano tuttavia non regolari e non coordinati tra loro: sarebbe interessante riuscire a creare una rete anche a livello privato, anche attraverso le associazioni di categoria, nell'ottica della creazione di un Fondo Privato sul modello di quello pubblico, in grado di sostenere a sua volta tutto il settore in maniera coordinata e continuativa, favorendo- giova ripetersi- la formazione e la stabilizzazione di professionalità settoriali.
Questi finanziamenti potrebbero trovare un ulteriore spinta nel Tax Shelter, ovvero nel meccanismo di incentivo fiscale che potrebbe meglio aprire le possibilità di finanziamento dell'audiovisivo da parte del settore Privato.
La rete di coordinamento del settore privato potrebbe risultare tanto più interessante quanto messa in relazione con strategie di promozione, distribuzione e diffusione dei film, argomento del relativo tavolo di discussione.

DISTRIBUZIONE, DIFFUSIONE E PROMOZIONE
Gli ambiti che vengono affrontati comprendono tutto il processo del “portare all'esterno” il film prodotto e giunto alla sua versione conclusiva: vengono quindi presi in considerazione la distribuzione in sala, la distribuzione televisiva, la distribuzione mediante supporto (a sua volta divisibile in distribuzione home video, editoriale, o in allegato a un periodico) e la distribuzione via web.
Queste ipotesi distributive devono in ogni caso essere messe in rapporto con le varie modalità di diffusione e promozione che ne costituiscono un elemento di assoluta complementarietà, come ad esempio i festival o gli eventi che ruotano intorno al documentario.
Riteniamo che questi percorsi distributivi vadano coordinati in un progetto organico che sfrutti al meglio le potenzialità esistenti e crei un vero circuito per il cinema documentario.
Per quello che riguarda la distribuzione in sala, si deve registrare con interesse il progetto di Mediateca Regionale Toscana Film Commission della digitalizzazione delle sale, che potrà portare ad una maggiore e più semplice presenza dei film documentari.
In questo senso potrà essere utile conoscere quelle che sono le aspettative delle sale e gli ostacoli che potrebbero porsi a una efficace distribuzione.
Un'esperienza che possiamo studiare e che vede coinvolti gli esercenti aderenti alla FICE, l'associazione dei documentaristi in Emilia Romagna e la Regione Emilia Romagna, è quella del DOCINTOUR. La lista dei documentari selezionati viene consegnata agli esercenti Fice e ai gestori di sale comunali che aderiscono all’iniziativa affinché possano scegliere i titoli da proiettare nei due mesi di programmazione dell’evento. Per aiutarli nella scelta è promossa nel mese di gennaio, una giornata professionale con la proiezione dei trailers dei documentari, accompagnati dagli autori e dalle produzioni, così da avvicinare meglio esercenti e registi.
Un'altra esperienza in corso è CINEMA.DOC, il primo progetto italiano per costruire un circuito distributivo nazionale di film documentari nelle sale di prima visione, che parte nel 2010 nella forma di festival/circuito in 3 sale della Capitale.
È scopo degli Stati generali, dunque, portare a conoscenza progetti esistenti, progetti in corso e progetti potenziali per la distribuzione e diffusione dei documentari in sala. Altro circuito da tenere ben presente in questo ambito è quello dei circoli affiliati all'UCCA.
La nostra Associazione ritiene di dover riflettere anche sulla necessità di creare una distribuzione che prenda forza da uno scambio di realtà cinematografiche legate ai territori (nazionali ed esteri). La distribuzione del cinema documentario, dunque, sia concretamente tradotta nella capacità di generare “eventi” in grado di fare incontrare pubblico e autori, in una specie di dialogo continuo sul reale. Nuove idee in merito alla distribuzione del documentario vanno cercare in questa direzione.
A parer nostro in Toscana molte sono le potenzialità per la diffusione del documentario, la stessa digitalizzazione delle sale manifesta una volontà da parte della Regione in tal senso. Gli esempi che portiamo al tavolo vogliono essere uno stimolo in previsione di un futuro progetto organico.
Sarà da valutare anche la proposta del coinvolgimento delle televisioni locali nella trasmissione di film documentari prodotti sul territorio: il problema in questi casi risiede sempre nella copertura dei costi e quindi nell'efficacia dell'investimento che una televisione locale potrebbe avere nel dedicare alcuni slots al documentario. Una volta acquisito l'interesse ― per adesso eventuale ― delle emittenti locali, la scommessa sta nel trovare aziende disponibili a supportare gli slots documentaristici con la loro pubblicità e questa ricerca potrebbe ben coordinarsi con quanto detto in ambito di Produzione in relazione al coinvolgimento delle realtà private. Il loro interesse al finanziamento del film potrebbe anche essere legato alla sua diffusione in ambito televisivo, favorendo ipotesi di coproduzione o preacquisto che potrebbero dare linfa vitale alla produzione e allo stesso tempo garantire un ritorno all'azienda in termini di pubblicità televisiva.
Per quello che concerne la distribuzione su supporto in canali editoriali, si registrano negli ultimi anni diversi casi studio legati alla distribuzione in edicola e/o in libreria che hanno dato frutti insperati facendo registrare un interesse notevole per il genere documentario, specialmente se associato a temi legati al territorio. Potrebbe essere particolarmente importante acquisire la disponibilità di editori di giornali o di case editrici verso un impegno non sporadico ma periodico in ordine alla distribuzione di DVD in allegato (circostanza questa particolarmente importante anche in relazione all'imposta sul valore aggiunto ― IVA ― che nel caso di distribuzione in allegato scende dal 20% al 4%). Anche in questo caso l'iniziativa potrebbe aver maggior successo se legata a una sinergia che mantenga alto l'interesse intorno al prodotto messo in vendita.
Le esperienze dei Festival, in particolare ― ma non solo ― del Festival dei Popoli, il Festival di Cinema Documentario più rilevante in Italia e tra i maggiori nel mondo, potrebbero essere la cartina di tornasole per affiancare la distribuzione del film alla sua diffusione e promozione cui i Festival sono naturalmente dedicati.

FORMAZIONE
Uno degli intenti prioritari che l’Associazione si è posta è la creazione di una cultura del documentario, esigenza nata dall’analisi di una cultura della visione sospesa fondamentalmente tra due estremi: da un lato l’informazione di tipo televisivo e dall’altro la fiction. Il cinema documentario, nelle sue innumerevoli declinazioni, si situa tra questi due poli come “genere” sia narrativo che informativo e può costituire un’alternativa e un completamento all’interno di questi due estremi. È quello che sta accadendo già da diversi anni: con l’aumentare degli spazi di visione (tv satellitari, web, festival) anche il documentario ha visto crescere le sue possibilità ed è divenuto centrale in molti palinsesti televisivi (si pensi soltanto ai numerosi canali tematici satellitari).
L’associazione è costituita da professionisti e ‘artigiani’ che lavorano e fanno ricerca nei diversi ambiti e linguaggi del documentario (storico, sociale, scientifico, giornalistico, antropologico, creativo, docufiction, ecc.), professionalità consce del fatto che la creazione di un ambiente — istituzionale e pubblico — ricettivo e critico, potranno solo migliorare e ampliare la loro produzione; consapevoli che un isolamento e una loro frammentazione sul territorio costituisca una dispersione di energie e uno spreco di potenzialità economiche e culturali per la Regione.
Imparare a fare documentari significa conoscere, elaborare e restituire fatti, eventi, situazioni e pensieri reali con uno sguardo più approfondito e partecipe rispetto a quello distaccato, frettoloso e spesso autoreferenziale dell’informazione corrente; significa imparare un linguaggio che non brucia sul tempo gli accadimenti della vita alla ricerca della notizia ma che li osserva e li vive nel tempo, e che soltanto radicandosi nei territori che decide di esplorare può legare insieme etica ed estetica. Costruire una cultura del documentario significa quindi non soltanto impegnarsi a produrre lavori di buona qualità, ma anche educare uno sguardo e una partecipazione sociale e civile per restituire al pubblico e in particolare ai giovani — principali fruitori di contenuti audiovisivi — l’interesse per le persone e le storie reali.
Come già detto, riteniamo che i temi PRODUZIONE, DISTRIBUZIONE e FORMAZIONE siano strettamente connessi: si può avere una produzione di qualità solo se esiste un’adeguata formazione, si può contare su di un’ampia distribuzione solo se i prodotti possiedono le qualità per essere apprezzati dal pubblico e un investimento sulla formazione si rivela di qualità quando siano previste produzione e distribuzione. È necessario dunque investire CONTEMPORANEAMENTE sui tre livelli, per avere una ricaduta sia economica che culturale del settore.
È opportuno parlare di formazione sapendo che essa si pratica su più livelli e con finalità e costi differenti. Possiamo quindi distinguere due tipi di approcci:
-a) formazione di un pubblico e quindi di una cultura, attraverso l’organizzazione di rassegne e laboratori sul documentario e programmi da proporre nelle scuole pubbliche e in altri luoghi di formazione
-b) formazione professionale attraverso programmi da proporre in scuole o corsi specifici:
b1) formazione di filmmakers documentaristi;
b2) formazione di professionisti specializzati nei vari settori tecnici (ripresa, direzione della fotografia, fonica, montaggio, ecc…);
b3) formazione di professionisti specializzati nei vari settori della produzione (direzione della produzione, produttori esecutivi, budjet managers, location managers, segreterie, ecc…);
b4) formazione continua per professionisti con seminari, laboratori, workshop, in tutti gli ambiti suddetti.
In entrambi i casi si ritiene fondamentale ricorrere a due concetti-chiave che permettono di allacciare il tema della formazione a quelli della produzione e della distribuzione: qualità e continuità. In Toscana si contano numerose le esperienze di formazione di questo tipo, ma si tratta per lo più di casi sporadici, di corsi di durata molto variabile, spesso senza seguito, i cui esiti produttivi e sbocchi professionali non sono accertati. La continuità di tali esperienze è invece, a nostro avviso, un primo importante elemento a garanzia della qualità del settore. D’altro canto per stare al passo con l’evoluzione dei linguaggi audiovisivi e potersi inserire nel circuito dei mercati internazionali del documentario, diventa importante anche la formazione dei professionisti, l’adeguamento alle nuove tecnologie, l’apprendimento delle strategie di mercato e l’acquisizione di competenze trasversali che il lavoro del documentarista impone (ad esempio l’aggiornamento sulle continue evoluzioni dei sistemi di finanziamento nazionali e internazionali, pubblici e privati).
Il Tavolo propone quindi una panoramica sulla formazione in Toscana e all’estero, attraverso alcune esperienze dirette (Festival dei Popoli, Armùnia, Scuola di Cinema Anna Magnani, Cantieri del Documentario, Ateliers Varan) dalle quali trarre insegnamenti e moniti per un’organizzazione coerente della formazione nel prossimo futuro. Una riorganizzazione economica delle risorse dedicate alla formazione è essenziale per costruire delle professionalità — ma anche un pubblico interessato alle loro produzioni — che possano avere una ricaduta sia economica che culturale nella regione (ricadute che, come in ogni settore, vanno necessariamente insieme), collegandosi a esperienze nazionali ed estere, attraverso scambi culturali formalizzati o indipendenti che ‘reggano’ il confronto internazionale e ci permettano di partecipare alla produzione (economica e culturale) di alto livello.
Ma lo scopo del Tavolo è anche quello di individuare il ruolo che l’Associazione potrà ricoprire in materia di formazione. In attesa di poterne discutere con le varie realtà che interverranno agli Stati Generali, i Documentaristi Anonimi hanno intanto deciso di impegnarsi nei seguenti progetti:
-la preparazione (già in elaborazione) di un CATALOGO ONLINE di DOCUMENTARI disponibili, utilizzabili in ogni occasione di diffusione e di formazione, da scuole, arci, cooperative, associazioni, tv, web, ecc.
-la preparazione di un CATALOGO ONLINE di AUTORI e FORNITORI di SERVIZI specializzato sul documentario;
-la costituzione di un OSSERVATORIO permanente sulle varie realtà formative attualmente esistenti in Toscana e di nuova costituzione;
-una CONSULENZA alle istituzioni per la preparazione di bandi, corsi o scuole finalizzati alla formazione al cinema documentario.

09/11/2010, 17:16