Fondazione Fare Cinema
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I vincitori della 30° edizione del Festival
di Cinema Africano di Verona


I vincitori della 30° edizione del Festival di Cinema Africano di Verona
Premio Migliore Lungometraggio
Un Homme Qui Crie di Mahamat Saleh Haroun

Premio Migliore Documentario
Un Conte de Faitsdi Hichem Ben Ammar

Premio Migliore Cortometraggio
Un Transport en Commun di Dyana Gaye

Premio "Viaggiatori e Migranti"
Soltanto il Mare di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna e Fabrizio Barraco
Motivazione: La giuria, all’unanimità, ha ritenuto questo film meritevole di segnalazione per aver saputo raccontare attraverso gli occhi poetici di Dagmawi il viaggio di ritorno all’isola che lo aveva visto, nel 2006, sbarcare come immigrato clandestino. Si mette in luce un percorso di integrazione positivo e con sensibilità e attenzione all’ascolto Dagmawi riesce a cogliere le problematiche degli abitanti dell’isola che, come lui, sono viaggiatori migranti. Ringrazia chi lo ha tratto in salvo da quel mare che separa i due continenti e che porta in sè la possibilità di morte o vita, sia per il protagonista che per gli abitanti di Lampedusa. “Soltanto il Mare” è la speranza per loro in un futuro migliore.

Premio del Pubblico
Soul Boy di Hawa Essuman

Premio Scuole
Themba di Stefanie Sycholt

Premio “Generations” Sscuole
Pumzi di Wanuri Kahiu

Premio Nigrizia
Lezare di Zelalem Woldemariam (cortometraggio)
Motivazione: Per la capacità di raccontare, con l’efficacia di un linguaggio universale, in poco meno di 15 minuti, il significato drammatico che la parola ‘riscaldamento globale’ ha per le popolazioni dell’intero continente africano. E per aver evidenziato la necessità, l’urgenza, di sradicare la povertà per permettere all’Africa e alle nuove generazioni un futuro migliore.

Premio ASAV (Associazione Studenti Africani Verona)
Un Homme Qui Crie di Mahamat Saleh Haroun
Motivazione: Questo film racconta l’Africa con un sistema fuori dagli schemi abituali. Il registra da dietro la cinepresa riesce attraverso il racconto di una piccola storia apparentemente normale per un occidentale, a darci l’idea di un’Africa che c’era che c’è e che ci potrebbe essere. Passato, presente e futuro dell’Africa, presenti nel tema di quest’anno, emergono con una semplicità che in alcuni momenti ci spinge ad urlare, come dice il titolo stesso del film. Noi membri della giuria dell’ASAV non siamo critici cinematografici per cui nel nostro giudizio possiamo riportare solamente emozioni e sensazioni che il film ci ha trasmesso. In questo film abbiamo notato che in realtà a Gridare (piangere) è solamente una donna per di più incinta. È un grido dovuto alla frustrazione del marito in una guerra da cui non farà mai più ritorno abbandonata a un destino che non potrà assolutamente controllare perché oltre al suo amore per il ragazzo non ha altre certezze. Nella figura di questa giovane ragazza vediamo l’intero continente africano, vediamo un’Africa che grida agli orrori delle guerre, che vuole appropriarsi del suo destino, che fugge da un passato di cui non ha mai avuto pieno possesso. Il bimbo in grembo della ragazza inoltre rappresenta a nostro avviso noi studenti che, diversamente dai nostri padri, abbiamo la possibilità oggi di vedere quel futuro che loro non sono mai riusciti a vedere perché troppo coinvolti nel presente.

22/11/2010, 13:35

Simone Pinchiorri