"
Into Paradiso" non è la solita storia napoletana di camorra, di bassi sporchi e rumorosi, di personaggi tutto cuore o senza cuore. O forse sì, ma il buono di questo film è che finalmente una storia napoletana potrebbe essere ambientata in qualunque città europea. La napoletanità non è fine a se stessa ed essa stessa spettacolo, ma funzionale a un intreccio di vicende senza campanile, a un incrocio di civiltà che potrebbe avvenire dovunque.
L'opera prima di
Paola Livia Randi è ben costruita ma la storia rischia di avvitarsi su se stessa per mancanza di sbocchi. Una volta trovato il luogo per l'incontro dei personaggi, la vicenda procede con il freno a mano tirato per buona parte del film, e non basta la nascente love story tra il protagonista imbranato e la bella srilanchese a tenere viva l'attenzione. Cinque sceneggiatori cinque, avrebbero potuto creare qualcosa di più nella parte centrale del film.
Bravo il protagonista
Gianfelice Imparato ("
Gomorra", "
Il Divo") nei panni del maturo mammone vittima di licenziamento e della sua ingenuità.
Saman Anthony veste i panni della vecchia gloria del cricket srilanchese, finito a fare il badante a una vecchia napoletana. Poi
Peppe Servillo che interpreta il politico affamato, schiavo del potere e della malavita. Credibile, ma non è Toni.
Il film, presentato a Controcampo Italiano del Festival di Venezia, uscira l'11 febbraio distribuito da Cinecittà Luce.
01/02/2011, 12:39
Stefano Amadio