Lettera di Matteo Giacomelli sul cinema italiano
Agli Amici del CinemaItaliano,
questa lettera nasce dall’osservazione del reale, da uno stato di necessità.
Vorrei portare l’attenzione su di un tema che riguarda coloro che in questi anni si sono occupati, di produzione indipendente.
Due in particolare i temi che vorrei condividere con gli amici del Cinema Italiano: l’afasia di una critica attiva e il proliferare a macchia d’olio in ogni centro, anche piccolo, dei festival.
Assistiamo alla mancanza di una critica efficiente, capillare, che sia presente e che consideri con serietà e consapevolezza le molte e spesso interessanti piccole produzioni di cortometraggi e di documentari.
Tutti sappiamo che le opere di giovani autori, nate da una spontanea volontà di comunicare visivamente necessitano, per la loro comprensione, di uno spazio di disponibilità, e di attenzione.
Troppo spesso ciò che si legge viene ripreso dai comunicati stampa senza approfondimento, né presa di posizione. Desidererei che non si facesse solo recensione ma ci si soffermasse piuttosto su una critica vera e propria.
La seconda questione riguarda la miriade di festival italiani, presenti in ogni comune.
Essi rispondono più che a un efficace progetto culturale, alla necessità politica di “creare un sistema” sul territorio che non si cura di valorizzare e di far conoscere i film.
L’ esperienza personale nell’ambito del documentario di arte e architettura mi porta ad affermare che i festival da considerare sono una manciata, perché gli altri affermano il proprio statuto di esistenza solo grazie alle gentili elargizioni di copie inviate per la selezione. Raramente vengono forniti i criteri dell’ esclusione e mai, o quasi, i film esclusi, e di cui vengono realizzati pochissimi dvd, vengono restituiti al mittente.
Ne consegue una sproporzione tra produzione e gestione, e le risorse economiche per la produzione di nuovi lavori vengono dissipate a favore dei costi di gestione di un sistema inefficiente .
Ora, rinvio la palla con una piccola proposta, perché non rendere Cinemaitaliano una piattaforma per la distribuzione dei film indipendenti?…
Forse ora più che mai i tempi sono maturi.
Molto si è lavorato in questi anni e con risultati di indubbio valore, tanto più che le produzioni indipendenti potrebbero offrire una boccata di ossigeno al digitale terrestre.
Perché condannare all’oblio o nel migliore dei casi ad un archivio, il lavoro, i desideri, le speranze e i film che esistono e che non hanno ancora trovato spazio nel palinsesto?
Perché condannare alla dissipazione tutte queste energie?
Si tratta di risorse di valore che non dovrebbero andare perdute, sono una ricchezza .
A tutti coloro che come noi desiderano un paese che non sia afflitto dalla stasi, ma che piuttosto sia dinamico, immagini in movimento, anzi un film.
Matteo Giacomelli
02/02/2011, 15:21