"Boris il Film": la truppa di René Ferretti graffia anche al cinema
La parabola di "
Boris" torna a salire. Dopo la terza serie tv, decisamente in calo rispetto alle prime due, il film di
Giacomo Ciarrapico,
Mattia Torre e
Luca Vendruscolo si può dire un esperimento riuscito, forse definitivo, ma riuscito.
In "
Boris" si percepisce quella collaborazione indispensabile per la buona riuscita di un film; a partire dalla sceneggiatura e dai dialoghi, fino ai produttori, al cast e alla troupe. Forse non per motivi di professionalità statunitense, sicuramente per un più italico, cameratesco divertimento comune, ma è chiaro che tutti si sforzano a remare dalla stessa parte e con la stessa intensità, tesa a raggiungere l'obiettivo ultimo: produrre un bel film.
La scalcinata ma entusiasmante troupe di "
Gli Occhi del Cuore" capitanata da
René Ferretti (
Francesco Pannofino) è alle prese con una nuova fiction "
Il Giovane Ratzinger" (
Pietro Sermonti) ma tutto sfuma per il ritrovato puntiglio artistico del regista. Tutti a casa, tra infarti, depressione e nuovi lavori, fin quando Sergio (
Alberto Di Stasio) decide di tornare sul set e coinvolge René nella realizzazione cinematografica di "
La Casta" il libro sui politici di Stella e Rizzo, di cui ha acquisito i diritti.
I tentativi di alzare il livello qualitativo della produzione falliscono miseramente e tutto torna agli infimi livelli delle fiction tanto care al produttore tv Diego Lopez (
Antonio Catania), retrocesso alla "sezione cinema" a causa dei ripetuti insuccessi delle sue "creature".
"
Boris" ha il pregio di far ridere attaccando gli stereotipi della stupidità, riferimento di chi fa televisione, "ma anche" quegli odiosi atteggiamenti intellettuali e radical-chic che fanno tanto "cinema di qualità", ma che fanno anche scappare la gente dalle sale e volare dall'altra parte immensi stormi di voti.
Per far ridere senza le roboanti flatulenze, le parolacce o gli amplessi con gli orsi, tanto care ai cine-panettoni, bisogna avere cervello e gli autori di "
Boris" ce l'hanno; sono capaci e intelligenti senza essere intellettuali. Capaci a scrivere una storia che funziona, dialoghi acuti e mai improbabili, e intelligenti a capire quali sono i meccanismi guasti della macchina spettacolo, mettendoli alla berlina e riuscendo a far ridere e riflettere. E nell'Italia di oggi, dove la gara per il Nobel della stupidità è sempre aperta, tutto ciò è a dir poco coraggioso.
Il film, che uscirà in 300 copie venerdì 1° aprile 2011 ("
Boris" è il nome di un pesce...), sarà in grado di coinvolgere anche chi non ha seguito la serie televisiva e ne è matematicamente diventato adoratore. Gli autori hanno evitato il più possibile di spingere il pedale sui tormentoni tanto cari agli appassionati della serie, lasciando però inalterato il carattere dei personaggi.
"
Boris il film", mette forse la parola fine sulla serie, ma le qualità degli autori e della squadra venutasi a creare in questi anni intorno al pesce rosso, saranno sicuramente in grado di creare altri prodotti di sicuro successo. Intanto godiamoci questo.
28/03/2011, 18:27
Stefano Amadio