Note di regia del documentario "L'Ultima Borgata"
La storia di Mario Sarotto l’abbiamo scoperta dai giornali. Raccontare la sua personale esperienza di vita vuol dire per noi mettere in primo piano l’importanza della conservazione e del recupero della cultura alpina e delle capacità produttive dell’ambiente montano che ormai, in alcuni luoghi come la Valle Grana, si sta pian piano perdendo. In tutto questo Mario è totalmente coinvolto sia dal punto di vista puramente tecnico (è colui che sta recuperando le vie alpine) che emotivo; secondo lui infatti una montagna siffatta deve restare nella memoria ed insegnarci che non possiamo più identificarci con essa, ma dobbiamo trarne tutto quello che è possibile, non modificando nulla, lasciando che la montagna si riprenda le “sue” pietre. Noi appoggiamo totalmente questa sua filosofia convinti che la nostra opera possa dare un contributo aggiuntivo a questa battaglia e soprattutto sia uno strumento che aiuti lo spettatore ed il fruitore della montagna a riconciliarsi con essa. Pensiamo inoltre che la ricostruzione filologica del processo di vita montano interrotto a causa dei morti di guerra e dello spopolamento causato dallo “statalismo” e dalla ristrutturazione industriale, potrà dare utili insegnamenti per un ritorno equilibrato e rispettoso alla montagna. L’ultima borgata s’inserisce quindi perfettamente in questo spirito di recupero dell’ambiente montano raccontando l’esperienza unica di un uomo che non rinuncia al presente, ma che sta fortemente arroccato alle tradizioni, perché è da lì che tutto è partito.
Alberto Cravero e
Fabio Mancari