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Note di regia del documentario "Polvere
- Il Grande Processo dell'Amianto"


Note di regia del documentario
La storia che racconta “Polvere, il grande processo dell'amianto" è anche la storia di Seveso, di Bhopal in India e di tutte quelle storie in cui un potere economico forte arriva in un territorio, lo devasta e poi se ne va senza pagare i danni. La lotta di questi lunghi anni portata avanti con straordinaria caparbietà, intelligenza e partecipazione a Casale Monferrato, ha anche l'obiettivo che questo per l’Eternit non si debba ripetere.
Le motivazioni che hanno convinto a realizzare questo film documentario sono di due tipi: una emotiva ed una di natura politico-sociale.
La spinta emotiva ci è stata senz’altro data dalla conoscenza della gente di Casale Monferrato: la dignità e la compostezza di questi uomini e di queste donne che da decenni lottano per vedere riconosciuto il loro diritto a un giudizio su quanto avvenuto nella loro città, ci hanno colpito fin da quel giorno di sei anni fa in cui partecipammo per la prima volta ad un’assemblea del “Comitato Vittime Amianto”. Impossibile non restare coinvolti e affascinati da quei volti e da quelle parole, pronunciate spesso da chi nella tragedia dell’Eternit di Casale aveva perso una o più persone care: mariti, mogli, fratelli, amici prematuramente portati via da quell’inesorabile cancro da amianto che si chiama “mesotelioma".
La motivazione politico-sociale, pur intravista all’inizio, l’abbiamo sviluppata negli anni studiando a fondo il problema amianto nel mondo di oggi, per arrivare alla consapevolezza che, pur bandito da anni in Europa, l’uso dell’amianto resta un grande problema aperto per gran parte dell’umanità.
Ma non solo. L’amianto ci è sembrato da subito un simbolo e una perfetta metafora di due temi che ci stava a cuore sviluppare: la responsabilità sociale delle aziende e il rapporto fra il Nord e il Sud del mondo. Quanto vale per l’uso di un materiale nocivo come l’amianto si può infatti perfettamente applicare a molti altri problemi aperti legati allo sviluppo industriale: dalla produzione e l’uso di pesticidi, all’energia nucleare, all’uso dissennato dei carburanti fossili. In tutti questi casi le domande a cui siamo chiamati a dare una risposta restano le stesse: può un’azienda, in nome del mercato e del profitto provocare una catastrofe ambientale e umana di un territorio e poi andarsene senza pagarne le conseguenze e i danni? Che diritto hanno i paesi industrializzati, che per anni hanno usato in modo dissennato queste tecnologie di chiedere ai paesi i via di sviluppo di non usarle?
Il processo ai proprietari della multinazionale Eternit che si sta svolgendo a Torino, il più grande processo per disastro ambientale mai tentato al mondo, ci è sembrato una splendida occasione per raccontare una storia italiana che avesse una rilevanza mondiale.
Lo abbiamo fatto secondo il nostro stile e le nostre convinzioni di cineasti che hanno scelto di raccontare la realtà. Non abbiamo nessuna simpatia per i film cosiddetti “a tesi”.
Sono quei film in cui l’autore parte con una convinzione ben precisa che cerca per tutta l’opera di dimostrare. Noi, pur rivendicando in modo inequivoco il nostro punto di vista, abbiamo cercato di far parlare voci diverse. Al pubblico il compito d farsi un’opinione e di giudicare.

Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller