Riccardo Tozzi: "Quando la Notte è un film
complicato da tutti i punti di vista"
Il cinema italiano non è in crisi. Non ha mai conosciuto un simile successo, oggi copre il 45% del mercato nazionale. Il dato è fornito da Riccardo Tozzi, produttore cinematografico presidente di Cattleya e presidente dei Produttori Anica. Produttore di "Quando la notte" in concorso a Venezia e degli altri film della moglie Cristina Comencini
è stato lui a spingerla a trasporre in pellicola i suoi libri, "La bestia nel cuore" candidato all’Oscar nel 2006 e "Quando la notte" nel 2010.
Come si trova a lavorare fianco a fianco con sua moglie?
Riccardo Tozzi: Il rapporto tra produttore e regista è sempre un rapporto di coppia, un rapporto intenso, soprattutto per come si fa il cinema oggi in cui la separazione tra autore e produttore è caduta. Nel nostro caso, in cui in senso reale produttore e autore sono marito e moglie, c’è un effetto moltiplicato, il piacere di lavorare insieme è molto forte ma le tensioni collegate a questo lavoro lo sono altrettanto. E’ bello ma molto stressante.
Sua moglie la coinvolge nella stesura della sceneggiatura?
Riccardo Tozzi: Come tutti i miei colleghi produttori lavoriamo sul film fin dalla prima idea, in strettissimo contatto. Non intervengo di più sui film di Cristina che su altri.
E’ più severo con lei?
Riccardo Tozzi: Assolutamente. Il produttore ha l’atteggiamento giusto quando vuole tirar fuori il meglio dal regista. A quel punto che sia sua moglie o il suo peggior nemico l’atteggiamento professionale è lo stesso perché quello è il lavoro.
Che vita avrà "Quando la notte" dopo Venezia?
Riccardo Tozzi: Andrà a Toronto per il lancio internazionale. L’uscita italiana è fissata per il 21 ottobre e sarà distribuito da 01. Questo film è stato molto impegnativo, ho convinto mia moglie a farlo non è appena è uscito il libro, lei non l’avrebbe mai fatto, ho dovuto insistere molto. Lo svolgimento è stato molto faticoso perché il film è complicato da tutti i punti di vista.
Ha qualche consiglio per un regista che vuole sottoporre un progetto a un produttore?
Riccardo Tozzi: Deve arrivare o con una competenza tecnica, le scuole, la pratica o i corsi, la pubblicità, le assistenze o con un’idea. Non necessariamente un copione, basta un’idea di film che abbia un’originalità o una particolarità che possa incuriosire. In Italia abbiamo tremila sale e d’estate si va meno al cinema, ciò consente di fare cento film all’anno, non di più. Lo spazio per il nuovo è poco, è difficile emergere, c’è molta competizione.
Da noi tutto quello che arriva viene letto. In generale le società di produzione italiane sono abbastanza accessibili, leggono il materiale che arriva. Poi magari non danno seguito perché in un sistema così stretto si può puntare solo su poche pedine.
Il cinema indipendente ha possibilità di affermarsi nei grandi circuiti?
Riccardo Tozzi: Registi nuovi si sono affacciati in questi anni, non tanti, continuo a dire che c’è una questione materiale, dovremo avere come in Francia almeno cinquemila sale e una piena stagione su dodici mesi. Se fosse così invece di cento film ne potremmo fare duecento, lo spazio per emergere aumenterebbe.
Alla Cattleya fate scouting?
Riccardo Tozzi: Sì, lo facciamo costantemente su tutto, registi, scrittori, attori o giovani che entrano in produzione. Siamo una singola società che, per quanto grossa, lo fa su numeri che sono unità.
10/09/2011, 15:57
Ambretta Sampietro