VENEZIA 2011: "Tutta Colpa della Musica", deludente
commedia generazionale sui cinquantenni
Difficile parlare di "Tutta colpa della musica" senza essere troppo duri: da un film di un autore ormai esperto e presentato a Venezia nella sezione Controcampo Italiano è lecito attendersi qualcosa di più.
Il problema principale (che fa nascere come in un circolo vizioso tutti gli altri) risiede nella sceneggiatura, che vuole raccontare troppe storie e non riesce - comprensibilmente - ad approfonidire nessun aspetto e nessun personaggio.
Giuseppe (
Marco Messeri, sicuramente il migliore del cast e finalmente in un ruolo da protagonista), dopo la pensione si sente inutile, con la moglie troppo presa dal suo ruolo nei testimoni di Geova e intere giornate da riempire in qualche modo.
Si fa convincere dall'amico Nappo (
Ricky Tognazzi, in uno stereotipatissimo ruolo da cinquantenne "Peter Pan" che non vuole rassegnarsi al passare del tempo e rincorre giovani "fagiane" - citando direttamente dal film) ad assistere alle prove del suo coro, gestito dalla ex-moglie Patrizia (Elena Sofia Ricci, che avrebbe meritato più spazio sulla scena). Qui conosce Elisa (
Stefania Sandrelli, non assistita dal copione e davvero poco naturale), di cui si invaghisce e per cui decide di seguire il cuore e mollare tutto...
L'idea di una commedia generazionale dedicata ai 50enni non è male, ma lo sviluppo non c'è e ne risente tutto il film: sia gli attori più esperti (si salva solo Messeri, come detto), sia le più giovani all'esordio (la bella Ronny Morena - discreta la sua prova - e Arisa - bocciata al primo tentativo) sbandano pericolosamente.
Troppi spunti buttati lì senza motivo e abbandonati lasciando lo spettatore interdetto: l'ironia sui testimoni di Geova, i rapporti di Giuseppe con la moglie (e di lei con la suocera), le dinamiche familiari di Elisa, ...
Cosa salvare, quindi?
Messeri, protagonista insieme alla città di Biella, la sequenza centrale con il brano che Arisa ha composto per la colonna sonora, qualche momento dialettico tra Giuseppe e Nappo.
Tutto qui, e dispiace perché l'impressione all'uscita dalla sala è proprio quella di uno
spunto di partenza interessante su cui però ci si è seduti senza sforzarsi un secondo di più e con
l'apparente pretenziosità di voler spiegare il senso della vita. 10/09/2011, 18:10
Carlo Griseri