ERMANNO OLMI: "Dobbiamo liberarci di tutte
le chiese e tornare ad essere liberi"
Il film è volutamente un apologo, immerso in una dimensione teatrale e sublimato da parole e immagini "simbolo". Guai se dovessimo leggerlo in termini realistici, si avrebbe la stessa reazione di chi andando all'opera si lamenta perchè gli attori non parlano ma cantano!
Così
Ermanno Olmi descrive "
Il Villaggio di Cartone", già presentato alla scorsa
Mostra di Venezia e al
Festival di Toronto, e in uscita nelle sale italiane venerdì 7 ottobre 2011.
La pellicola si apre con la dismissione di una chiesa sotto gli occhi increduli e carichi di sconforto di un anziano prete, per tanti anni parroco della struttura. Svuotata delle proprie icone cristiane, la chiesa sembra non avere più senso di esistere, e la stessa sorte sembra toccare anche al vecchio uomo, malato e ossessionato da dubbi esistenziali. Ma il destino ha in serbo per lui un nuovo appuntamento con la "storia", quando in una notte di pioggia fanno il loro ingresso in sacrestia un gruppo di clandestini africani. Forse spetterà a lui tentare di cambiare il mondo nel suo piccolo. Forse non tutto è ancora perduto.
L'idea venne al regista in un periodo non fortunato della vita, quando dopo essersi rotto una gamba, è rimasto bloccato a letto per più di settanta giorni:
Da tempo avevo in mente di girare un documentario lungo le coste del Mediterraneo, alla ricerca dei luoghi che ospitarono le grandi civiltà. Dovendo stare fermo a lungo, e non potendo andare in giro, ho iniziato a scrivere qualcosa che mi permettesse di convocare le anime del Mediterraneo al mio fianco e di raccontarne i flussi migratori. E' stupido pensare di fermare il movimento di questi popoli e bisogna capire che questo fenomeno è la premessa per una nuova civiltà, una possibilità di rinascita.
L'immagine della chiesa che si svuota, diventa lo spunto per una riflessione di stampo filosofico sui nostri tempi: "
Dobbiamo liberarci di tutte le chiese, che siano ideologiche, culturali, laiche o religiose e recuperare la nostra facoltà di esseri liberi, anche se la libertà ha un costo altissimo, la solitudine. La democrazia nacque 2700 anni fa, ma se ci guardiamo attorno non esiste un solo paese al mondo dove ci sia una forma di democrazia partecipata e non partecipativa".
E il senso di solitudine ha toccato anche lo stesso
Ermanno Olmi, quando in passato ha scelto di rimanere distante da certe logiche cinematografiche: "
Non ho mai praticato il cinema "di Roma", legato ai partiti o alla chiesa, e anche quando apparteneva alla sinistra scelsi di essere indipendente, rimanendo spesso solo. Ma intanto se non sei disposto a pagare questo prezzo, sarai sempre suddito di queste chiese".
Il film resta in sostanza un inno alla solidarietà, quella vera, sincera, spontanea e soprattutto non "di cartone": "
Bisogna imparare ad accettare la gente in funzione dell'amicizia e non del bisogno, perchè nel nostro Paese siamo sempre disposti a inviare denaro per i bambini africani, ma appena arrivano qui vogliamo mandarli via di corsa. E questo è indicativo".
04/10/2011, 18:27
Antonio Capellupo