Note di regia del documentario "Il Volto della Medusa"
Entrare in un carcere non è mai indolore, anche se il penitenziario di Porto Azzurro non è certo dei peggiori, anzi.
E’ quello che ti lascia dentro il carcere in sé stesso, quando credi di aver superato la prova dell’impatto con la reclusione e con le sbarre, che ti fa capire che la punizione più dolorosa da sopportare è proprio la privazione della libertà in una condizione coatta.
Osservando tutti quelli che nel carcere ci lavorano, mi domandavo come riuscissero ad aggiustarsi dentro la contraddizione di quel luogo; come potevano conciliare e convivere con il rumore dei chiavistelli e lo splendore del mare fuori, a Porto Azzurro, dove tutto l’habitat fa pensare alla libertà.
Per la società sono lavoratori invisibili, nessuno sa veramente in cosa consista il loro lavoro e quali siano le loro responsabilità. Non è stato necessario fare domande esplicite, è bastato osservarli ed ascoltarli: quello che si portano dentro, li fa diversi.
Donata Gallo02/11/2011, 17:31