Dichiarazioni degli scrittori sul film "Formato Ridotto"
Enrico Brizzi
“La Pietra di Bismantova, con la sua impressionante forma ad incudine, spicca da secoli nel cuore dell’Appennino reggiano: considerata via via montagna sacra alla luna, rifugio naturale o luogo per sacrifici, all’epoca delle guerre d’Italia fra Longobardi e Bizantini venne da questi ultimi fortificata; monaci di rito greco furono i primi pii abitatori di quello che più avanti divenne l’Eremo benedettino ancor oggi visitabile. Secoli di razionalismo e incredulità eletta a sistema hanno cancellato il culto della luna e la pratica celtica della raccolta del vischio, ma anche le
salmodianti preghiere ortodosse e l’originario legame che i monaci della regola “ora et labora” intrattenevano con la terra e i suoi coltivatori: la Pietra è rimasta isolata, ma la reputazione magico-misterica che l’ha accompagnata per secoli non è svanita, si è solo confusa, lasciando che all’Illuminazione si sostituisse la lugubre fama di luogo romito frequentato da chi intende porre termine alla propria esistenza sulla terra. In contrasto con l’idea di una Pietra che si fa soglia dell’Ade, risuonano i canti allegri degli escursionisti emiliani del secondo Novecento; la guerra era finita da poco, la Linea Gotica aveva strangolato per due stagioni l’intera fascia appenninica, e la maggioranza della gente si trovava felice e incredula di poter ancora vivere, scherzare, ballare e, perché no?, spingersi
insieme in gita lungo i sentieri della montagna. Qui la Pietra è protagonista, o meglio è protagonista la Terra, della quale la Pietra rappresenta una spettacolare emergenza; coprotagonisti sono gli Uomini e le Donne, in particolare la voce narrante maschile di Lorenzo, che attraverso le immagini delle gite avrà agio di raccontare come Bismantova sia stato il teatro del proprio amore con Irene.”
Ermanno Cavazzoni
Questi Home Movies, i filmati casalinghi, mostrano un campionario di corpi con la pelle lucida per le creme solari. Sono i corpi dei bagnanti della Romagna, che d’estate vanno a Rimini e a Riccione, al mare. Mentre i genitori, contro ogni logica, si cuociono al sole i bambini se ne stanno in riva al mare, come fosse il posto più sicuro del mondo, scherzando con quell’immensa distesa di acqua che sembra innocua. Ma poi arriva l’inverno e il mare si riprende ciò che è suo.
Emidio Clementi
Il rito della partita la domenica. Un gruppo di amici che, a metà degli anni ’50, vuol mettersi per sempre alle spalle la guerra e vivere la spensieratezza di una partita di pallone. Ma il bianco e nero, certi volti, la nebbia delle trasferte a Milano e le geniali riprese di Vittorio Cavina calano la prosaica passione italiana per il calcio in un clima noir da “Giungla d’asfalto”.
Ugo Cornia
A diciott’anni, più o meno come tutti, ho preso subito la patente e avevo una grande smania di guidare e andare in giro e infatti, sia da solo che con degli amici, appena potevo mi mettevo in macchina per andare di qua e di là. E circa dieci anni dopo, ma forse anche un po’ meno di dieci anni, mio padre un giorno mi ha detto che si era fatto due calcoli e mi ha accusato di aver fatto più di trecentomila chilometri con la sua macchina, e io un po’ cercavo di contestare questo suo calcolo, ma la macchina aveva fatto all’incirca trecentosettantamila chilometri, quindi mio padre aveva senz’altro ragione, perché lui ormai la macchina non la usava quasi più. Per di più io stavo ancora finendo di studiare, e quei trecentomila chilometri fatti con la sua macchina li avevo fatti principalmente andando a spasso, e non per lavoro, muovendomi su e giù per la provincia di Modena e Bologna, con frequenti puntate nel reggiano, e un po’ più rare puntate nella zona di Parma e di Ferrara. Decisamente più rari e occasionali, devo dire, erano stati i giri nelle zone di Piacenza, Ravenna, Forli e Rimini. E se ci penso conosco moltissime strade e anche moltissimi nomi di strade alcune le ho riconosciuto in questi filmini di famiglia, altre magari no ma mi hanno ricordato strade simili. Perché poi tutte le strade dell’Emilia-Romagna hanno una loro stessa logica piuttosto ferrea…
Wu Ming 2
Del sig. Marzadori, autore delle immagini che ho scelto di commentare, so che era un militante comunista. Da questo primo dato e dalle immagini di una festa dell’Unità a Bologna nel 1951 ho cercato di interrogarmi sul senso di quel che il Sig. Marzadori ha filmato. L’ho fatto cercando di capire calandomi in quel contesto e cercando di cogliere tutto ciò che sfugge agli stereotipi e alle convenzioni che il tempo ha gettato sulla storia del Partito Comunista Italiano. E’ una interpretazione personale, come quella del Sig. Marzadori.
14/05/2012, 15:56