VITO - Un uomo, un simbolo nella lotta per i diritti glbt
La figura di Vito Russo meritava un documentario di approfondimento. Lo ha realizzato Jeffrey Schwarz, “veterano” dei doc di approfondimento sul cinema, per la HBO, ed è un lavoro - come questa casa di produzione ha ormai abituato da anni - di
grande rigore e qualità.
La scelta è quella classica delle interviste e dei materiali di repertorio, forse banale sulla carta ma apparentemente inevitabile per ricostruire una vita piena e ricca di battaglie come quella di
Vito Russo, da quel 27 giugno 1969 - data della sommossa di Stonewall a New York, punto di svolta della lotta per i diritti dei gay - sempre in prima linea nel sostenere la causa. Fino al 1990, anno della sua morte per AIDS.
Il nome di Vito Russo è noto ai più principalmente per il suo
saggio “The Celluloid Closet (Lo schermo velato)”, primo testo sulla rappresentazione di gay e lesbiche nella storia del cinema, libro di culto che nel 1996 ha ispirato il documentario omonimo di Robert Epstein e Jeffrey Friedman.
Due momenti fondamentali nella storia dell’identificazione GLBT e della lotta per uguali diritti.
Sono tante le interviste di repertorio recuperate dello stesso Russo, mai domo fino a che la malattia glielo permise: la sua è la storia di un ragazzo come tanti, che però ha saputo diventare un simbolo della lotta per i diritti di una comunità oppressa nel momento della necessità.
Forse un po’ troppo lungo (si superano i 90 minuti),
“Vito” è un doveroso omaggio a una figura da non dimenticare.26/06/2012, 08:00
Carlo Griseri