AGNUS DEI - L'’impossibilità di raccontare
il drammatico ricordo di un padre
"
Agnus Dei" è un breve film molto personale e intimo, una lettera “scritta” con le immagini e le parole dell’autrice,
Karine de Villers, per rispondere ad una singolare richiesta del padre, deceduto durante la sua realizzazione.
Durante la malattia l’uomo le confessa di aver subito da adolescente un abuso da parte di un monaco all’interno di un collegio, e le chiede di realizzare un film sull’accaduto, non per desiderio di vendetta o di denuncia, ma per affrancarsi da quel ricordo tristemente nascosto fino a quel momento.
La figlia in un primo momento accoglie la richiesta, ma presto si accorge che evidentemente si tratta di filmare qualcosa di irrealizzabile, quell’angoscioso segreto ovviamente la scuote in prima persona, e diventa impossibile poterne parlare oggettivamente, prendendone le distanze.
L’unica linea narrativa del film mostra il sopralluogo dell’autrice nel luogo incriminato, il collegio oramai in disuso (non quello vero, ma un luogo che simbolicamente lo rappresenta), che pare abitato da echi di funeste presenze.
Per il resto il film procede col montaggio di immagini, girate dal co-regista e operatore
Mario Brenta, che esprimono concettualmente un forte disagio nei confronti del sacro, dei suoi luoghi e delle sue icone, nei confronti della legge, che anche quando è correttamente applicata non rende giustizia a chi subisce i torti, e infine nei confronti della natura e della morte stessa, che si approssima senza possibilità di redenzione.
Ma sono soprattutto le immagini a mostrare questo disagio del non poter raccontare un fatto troppo intimamente drammatico, e anche l’inserimento di materiali d’archivio che mostrano eventi naturali catastrofici non fanno altro che accentuare la loro natura frammentata, decostruita, dissolta. Sono immagini che raccontano esse stesse l’impossibilità di restituire la memoria.
21/07/2012, 09:19
Vincenzo Mineo