Note di regia di "E la vita continua"
Il percorso nobile e avvincente del prof. Girolamo Sirchia e di sua moglie Anna Parravicini ha come obiettivo la sensibilizzazione delle coscienze usando il “cinema” come strumento seduttivo e persuasivo per far aumentare le consapevolezze della collettività; l’anno scorso hanno ideato e prodotto un cortometraggio per incentivare la donazione del sangue (Rosso Vivo, in cui io ero uno degli attori) e quest’anno, con la produzione di un nuovo cortometraggio, ci hanno voluto guidare nel mondo di chi ha urgente bisogno del trapianto di un organo per sensibilizzarci e favorire la donazione.
L’incarico di curare la sceneggiatura e la regia di questa nuova opera mi ha regalato una gioia speciale: una moltitudine di storie drammatiche ci circonda ogni giorno, ci sfiora, ma siamo molto assorbiti da problematiche personali e facciamo fatica ad accorgerci del grido di allarme di altri. A volte, anche facendo poco, potremmo fare molto per chi ha bisogno, se fossimo più attenti, se riuscissimo a distrarci più spesso da noi stessi.
Dopo aver individuato il titolo, E la vita continua, il mio passato di “commediante” mi ha spinto subito a cercare una strada parallela al dramma profondo di chi ha la vita legata ad un filo e di chi può aiutarlo a salvarla mentre perde la propria. Ho individuato un importante elemento di partenza su cui lavorare: una grande generosità che non riesce ad esprimersi, la vocazione non realizzata di un giovane che vorrebbe salvare delle vite. Sono nato e vissuto in una città di mare e immediatamente ho intravisto la figura di un simpatico bagnino che ha il rimpianto di non essere mai riuscito a salvare nessun bagnante. L’anima di un golden retriever inespressa. L’errore fatale del ragazzo di non indossare il casco mentre guida la sua moto, lo porta inconsciamente a realizzare questa sua vocazione: in seguito ad un tragico incidente, il suo fegato salverà la vita di un altro uomo. Il combattimento dei sentimenti dei genitori del ragazzo-donatore, quando il suo corpo è ancora in vita , è una realtà molto frequente nei nostri ospedali e descriverla è materia assai delicata. Ho usato la voce off del giovane bagnino come guida narrativa del racconto, per alleggerire i momenti più drammatici e informativi della storia, cercando di rendere più quotidiane e reali le situazioni, senza mai diminuire la valenza “toccante” dei fatti.
Un cast di attori-amici eccellenti, le musiche di Pivio e di Aldo De Scalzi unite all’immenso valore poetico delle canzoni di Vasco Rossi, un altissimo staff tecnico e artistico mi hanno molto aiutato a realizzare questa opera di sensibilizzazione che spero sia poco “spot” e molto “vita”. Per cercare di far sentire il grido degli altri un po’ più nostro.
Pino Quartullo