Festiva Roma - IL LEONE DI ORVIETO sbarca a Hollywood
Parretti ruggisce ancora! L'accento non è cambiato ma il "tornado" finanziario
made in Italy degli anni 80, continua, anche con il solo racconto delle sue vicende, ad attirare l'attenzione e soprattutto a scatenare l'ilarità dello spettatore.
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Il Leone di Orvieto" (città natale del capo della
Metro Goldwin Mayer, produttore di "Thelma e Louise"), è la storia della sua vita, dalle esperienze di cameriere, all'acquisizione delle case cinematografiche più famose del mondo, per finire con l'arresto e il tramonto della carriera e del decennio dei "rampanti".
Non è che oggi siano migliorati, i finanzieri, ma allora, specie con personaggi come Parretti e il suo socio Florio Fiorini era l'alba dell'acquisto allo scoperto, delle plus valenze fittizie, delle società comprate a 10 e rivendute a 100 con i soldi delle banche. Tutto era permesso in nome del dollaro, tranne ovviemente pestare i piedi ai potenti.
Aureliano Amadei firma questo documentario su un personaggio, su un'epoca e su alcuni caratteri che non cambieranno mai: i banchieri francesi ad esempio, che avevano prestato i soldi a Parretti per acquistare la MGM, sono oggi arroganti come allora, quando temendo di dover vedere un "cafone italiano" a capo del cinema mondiale (con i loro soldi) fecero di tutto per farlo fallire, rimettendoci, come degli stupidi, l'investimento e l'intera banca. Per loro l'italiano è sempre in odore di mafia, ma quando guardano bruciare un piano intero della loro banca e andare in fumo quintali di documenti, fanno spallucce e guardano da un'altra parte.
La ricerca della verità sulla storia finanziari più famosa del decennio è documentata con interviste e testimonianze e Amadei, con il suo racconto animato da figure e qualche artificio digitale dell'immagine, riesce a cogliere e ad offrire tutti gli aspetti ironici della faccenda. E per un documentario italiano, oggi è un risultato eccezionale.
13/11/2012, 12:57
Stefano Amadio