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Note di regia de "L'Amore è Imperfetto"


Note di regia de
Il film è costruito sull’alternanza di due piani temporali, il 2005 e 2012, caratterizzati da una differenza di fotografia e dall’uso della macchina da presa. Più movimentata e colorata nel primo periodo e più fissa e soffusa nel 2012 che rappresenta il periodo più introspettivo della storia. Bari, col suo fantastico lungomare ci proietta in un mondo contemporaneo, che potrebbe essere in qualunque luogo. Non è il sud retrogrado, né una velleitaria metropoli, ma semplicemente un punto di incontro di storie e persone provenienti da diversi luoghi (ad hoc la scelta di non caratterizzare un accento o un dialetto, bensì la voglia di creare una babele culturale). Bari offre naturalmente uno spirito zingaro unito ad un velo di malinconia, come l’animo della protagonista. E ciò compare già dall’incipit della storia.
Una storia che parla in assoluto di donna, amore e libertà. Una storia sulla voglia di lasciarsi andare, unita alla paura e alle mille domande. Uno scherno all’analisi, alla frenesia di capire ogni azione, di psicanalizzare ogni gesto per giustificarlo e ricondurlo a mozioni ancestrali. E questo dove ci conduce? Alla consapevolezza che tutto è molto più semplice, che ci spingiamo e alterniamo tra desideri, trasgressioni, innamoramenti, paura e voglia di sognare con leggerezza, “senza farci troppe domande” come più volte ripete la giovane Adriana. Non è un inno a trasgredire, ma semplicemente un inno a lasciarsi andare.
Nel film ci sono molti momenti “urlati”. Domina la comunicazione moderna del cellulare e degli sms, perché fanno parte di noi, perché sono ormai surrogato anche dei nostri momenti più intimi. Adriana coinvolge Elena nel momento più intimo, quello del rapporto erotico con se stessa, spingendola ad usare l’iphone al posto delle sue mani. Gesto apparentemente forzato che in realtà domina la naturalezza di un mondo giovane.
La protagonista, (interpretata da Anna Foglietta), con la sua fisicità scarna ed elegantemente austera, rappresenta una donna semplice. Ricca di silenzi e pensieri, dietro ai quali maschera un dolore, un caro prezzo per una scelta estrema che ha pagato e che alla fine riesce ad espiare soltanto grazie alla spinta di un nuovo amore. Elena prende coraggio grazie ad Ettore (Bruno Wolcowitch), un uomo venuto da lontano, silenzioso, morbido nei tempi e nel tenerle la mano. Ettore, dal primo sguardo comunica ogni cosa e comunica sicurezza. Elena è un’eroina “con le stampelle”, una funambola che ogni tanto inciampa ma nello stesso tempo prende forza trasformandosi in dominatrice assoluta. Lo è con Ettore, nonostante la differenza di età, lo domina fin dal primo incontro, ma quando decide si lascia dominare da lui. Non c’è gioco delle parti, non esistono ruoli. Lo fa anche con Marco (Giulio Berruti), il principe azzurro, l’uomo perfetto che barcolla anche lui in una trasgressione o semplicemente nella sua vera natura. Accanto a queste figure aleggia sempre il personaggio di Roberta (Camilla Filippi), una sorta di grillo parlante, la vera amica del cuore che ti resta accanto, vive il tuo mondo e le tue scelte senza però giudicarle mai. Adriana (Lorena Cacciatore) è invece l’impeto, la spregiudicatezza che si sbriciola davanti ad una famiglia distrutta, la sua famiglia. Si aggrappa ad Elena desiderandola con sfacciataggine, invadendo la sua vita e la sua bocca con baci che hanno fame d’aria e di amore.
Il film mischia elementi di commedia a elementi da film romantico, bilanciando sentimento ed eros, fino a svelare, ma solo verso la fine, la sua vera natura di melò.

Francesca Muci